Venerdì, Novembre, Roma.
Dicono che quando nasce un figlio, unisce o separa.
Da quando è nato Elia tra Viola e Paolo la distanza si è allungata giorno dopo giorno. Ma prima? Durante? Dopo? Come sono arrivati a quel punto? Ma quale punto?
Prima no, prima, quando erano nella fase del “se viene” un figlio, la passione ed il rapporto erano completi.
Quel figlio però non veniva e non riuscivano a capacitarsi di come quell’amore così intenso non producesse alcun frutto.
Da lì l’ossessione. Da lì la fivet.
Durante… un disastro, non facevano altro che odiarsi inesorabilmente sempre più, soprattutto da quando è arrivata Dora.
Dora sa tutto, Dora comprende, Dora Dora Dora fino al tragico giorno in cui Viola presa da un delirio di onnipotenza in gravidanza, attraversa quelle maledette strisce pedonali e poi il buio.
Dopo… dopo lo avete capito… forse:
i due neo genitori che tentano di vedersi ed incrociarsi il meno possibile per non distruggersi ancor di più, smarriscono il loro unico figlio Elia di diciotto mesi… quel bambino tanto desiderato.
Ecco che Federica De Paolis crea un romanzo psicologico dal ritmo sostenuto e sfrecciante nei dialoghi e nelle azioni. Un solo giorno.
Una terza persona a due voci narranti in perfetto equilibrio.
Un’evoluzione dei personaggi pazzesca, da estranei a intimi per il lettore.
L’abilità del descrivere i gesti, i pensieri e le emozioni coinvolge completamente.
17 capitoli al cardiopalma che scorrono uno dopo l’altro mentre sviscerano le vite dei due genitori protagonisti fino a puntare la luce sulle reciproche relazioni famigliari.
Un riaffiorare chirurgico e molto intenso, analizzato alla perfezione tra meccanismi e dinamiche purtroppo comuni e chissà perché così diffusi.
Le distrazioni accadono, ma perché ci allontaniamo dalla realtà?
Sullo sfondo narrativo una realtà critica e melmosa nel mondo di quel mercato nero dei rifiuti. Paolo e Viola momentaneamente anormali nella normalità, riusciranno a “svegliarsi” per uscire dall’incubo?
Spiazzante, inchiodante… stupendo!
“Quante cose si possono perdere in una vita? Non c’è confine alla perdita se non esiste un argine. E lui lo sa bene, se non si fossero arresi, se non avessero smesso di sapere dov’erano, ora Elia sarebbe lì.”

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