“D’amore e di briganti” di Cristiano Parafioriti

“L’amore per la terra dà solo buoni frutti”, recitava un famoso slogan televisivo del 1995; mai espressione si rivelò più azzeccata in riferimento a “D’amore e di briganti”, dove Cristiano Parafioriti porta all’attenzione del pubblico letterario la vicenda del fuorilegge Giovanni Darco, suo illustre conterraneo.

Sinossi: Agli inizi della primavera del 2017, Cristiano Parafioriti, un quarantenne siciliano trapiantato ormai da vent’anni in Lombardia per lavoro, atterra nella sua isola per un breve periodo di riposo presso la famiglia d’origine, a Galati Mamertino, un piccolo borgo sui monti Nebrodi in provincia di Messina. È sposato, ha un figlio ed una smisurata passione per la scrittura; ha infatti già pubblicato due raccolte di racconti legati alla sua terra. Nel pomeriggio del suo arrivo incontra Calogero Emanuele detto “Bau”, impiegato dell’archivio comunale del paese che lo invita a visitare qualche vecchio e curioso documento anagrafico custodito presso il suo ufficio. Incuriosito da quelle parole, Cristiano accetta e all’indomani, dopo un buon caffè mattutino, si reca all’archivio. Dopo una prima infruttuosa ricerca, un successivo sopralluogo pomeridiano porterà ad un insperato e fortunoso ritrovamento. All’interno di quel fatiscente luogo ha infatti scoperto, occultato all’interno di un libro ecclesiastico del ‘700, il diario manoscritto di un brigante siciliano (Giovanni Darco) stilato a cavallo tra il 1864 ed il 1865. La curiosità di saperne di più sul suo autore e sulle ignote vicende venute alla luce rigetterà Cristiano in una frenetica settimana di autentico pathos emotivo. Quelle pagine segrete infatti non sono solo la nuda cronaca delle vicende di lotta tra una banda di ribelli ed i nuovi padroni ma custodiscono, al loro interno, la testimonianza forte e viva di un amore stupendo e proibito: quello tra il brigante Giovanni Darco e la nobildonna Eufemia Celesti, moglie infelice di Gepi Montes, un prepotente aristocratico di Nicosia e acerrimo rivale del brigante stesso. Storie purpuree di sangue e d’amore si intrecciano, costellate da furibonde battaglie d’armi e di passione che condurranno inesorabilmente tutti i protagonisti di quelle pagine lise ad una ineluttabile e cruenta resa de dei conti.


Recensione


Le malelingue potrebbero pensare che l’autore si sia limitato a riportare il diario scritto dal fuorilegge stesso, così facendo ometterebbero di ricordare la minuziosa opera di ricostruzione storiografica portata avanti dallo scrittore siciliano e dai suoi compagni di avventura, il pittoresco archivista Calogero “Bau” Emanuele in primis.


Attraverso le lettere fatte recapitare dal protagonista all’amata Eufemia, viene descritto nei minimi dettagli il fenomeno del brigantaggio, particolarmente diffuso in Sicilia a seguito della proclamazione dell’unità d’Italia. Sì, perché con il cambio della guardia tra Borboni e Savoia, poco è cambiato per la sorte della povera gente. E’ legittimo ribellarsi all’ordine costituito, se il potere non viene esercitato nell’interesse dei sudditi (il regime era monarchico, non si può ancora parlare di cittadini), oppure è doveroso conformarsi comunque ad esso? L’interrogativo mi attanaglia, alla fine mi schiero dalla parte dell’edotto fuggiasco, perché il legame tra Eufemia e il prepotente signorotto Gepi Montes è combinato, come nella peggiore tradizione borbonica. Alessandro Manzoni aveva ambientato “I promessi sposi” nel lontano 1628, qui la vicenda si svolge a partire dal 1863: inutile aggiungere altro.


Figura di sicuro rilievo quella di Giovanni Darco, la cui leadership all’interno del clan ribelle viene progressivamente minata per effetto della sua relazione clandestina. Il tormento interiore del protagonista, diviso dall’amore per Eufemia e la volontà di assicurare la sopravvivenza dei sodali, è reso vivo nei suoi scritti. La giovane nobildonna, dal canto suo, non può rispondere alle missive, per effetto dell’asfissiante controllo degli sgherri del Montes: sarà in grado di fare altro? Guai a sottovalutarla per partito preso.


D’amore, di briganti, e di buoni frutti, quelli prodotti da Cristiano Parafioriti nel portare alla luce questo significativo scorcio del XIX secolo: imperdibile.
Giudizio: 5/5

Un pensiero su ““D’amore e di briganti” di Cristiano Parafioriti

  1. Ho letto d’un fiato questo romanzo, in cui la passione di un brigante per la donna amata si intreccia all’amore per la propria terra natia e alla lotta per gli ideali di giustizia, in una Sicilia della seconda metà dell’800. Le vicende si sviluppano in un crescendo di emozioni e ci tengono incollati ad ogni pagina, grazie all’eccellente scrittura di Cristiano Parafioriti che, dal mirino della sua penna, sfodera uno stile poetico e una struttura armoniosa, andando dritto a segno nel cuore del lettore.
    Imperdibile!

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