Francesco Abate parla della sua raccolta di poesie “Inferno”

Intervista all’autore Francesco Abate, per l’uscita della raccolta di poesie
“Inferno”

“Inferno” è la nuova raccolta di poesie dello scrittore e poeta Francesco Abate, che ti
prende l’anima, il cuore, le budella e te le contorce.
Sia per gli argomenti e le vicende che accadono ogni giorno nel mondo, che per la cruda verità che queste parole raccontano. Una lettura essenziale, per aprire gli occhi su quanto sangue viene versato e accusare tutti i persecutori, di guerre ma anche di singoli avvenimenti personali. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscere qualche curiosità sulla sua passione per lo scrivere poesie.

Dov’è nata la tua passione per la scrittura?
Credo mi scorra nel sangue, visto che già da bambino amavo riscrivere sui
quaderni favole o storie viste in tv. Insieme a me è poi cresciuta e quegli scritti
banali e ingenui sono diventati sempre più articolati e complessi, e ora che sono
un uomo credo sia diventata matura anche lei.

Hai un sottofondo preferito che utilizzi mentre scrivi?
La musica è fondamentale, ma non sempre la stessa. In questo periodo ascolto
molto metal sinfonico e quasi sempre lo uso anche come sottofondo durante la
scrittura, ma in passato mi sono fatto accompagnare anche dal rock, dal punk, e
dalla musica d’autore italiana.

Ci racconti qualcosa del tuo libro?
Inferno è una raccolta di poesie con la quale voglio denunciare i miliardi di esseri
umani destinati alla dannazione. Mentre nella religione il dannato è un peccatore,
un essere abietto che subisce la punizione in base a una forma di giustizia, nella
realtà è un poveraccio nato nel posto sbagliato, spesso vittima di movimenti
politici e dell’avidità altrui. Per miliardi di persone la vita è un lungo supplizio, non
hanno diritto a niente e non hanno speranza; io con Inferno voglio accendere la
luce sulle loro pene, affinché nessuno possa più fingere di non sapere.

Quanto di te metti nelle tue opere?
Tutto. Ogni poesia è un pezzo della mia anima e ogni personaggio di un mio
romanzo è una forma del mio essere. Tutto ciò che c’è nelle mie opere nasce da
me ed è una mia manifestazione.

Hai altre passioni oltre la scrittura?
Diverse. Adoro leggere – cosa che credo sia d’obbligo per chi scrive –, mi piace
tantissimo lavorare la terra e fare passeggiate nella natura, inoltre adoro visitare
borghi e monumenti storici.

Qual è il genere che preferisci scrivere?
Non ho un genere prediletto, anche perché credo che i generi letterari siano
etichette fasulle e fuorvianti. Ingabbiare un libro in un genere, quindi identificarlo
con un’etichetta che lo racchiude entro parametri ben precisi, credo lo sminuisca e
ne distrugga il valore artistico. Ovviamente in commercio c’è tanta immondizia
che nei generi si identifica appieno, questo perché scritta solo per vendere e quindi
piegata a quei parametri prefissati, ma io cerco di non scrivere roba del genere.
Dovendo definire in qualche modo i miei libri, direi che sono critiche dell’uomo e
della società.

C’è qualcosa che ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
Non mi è mai capitato di bloccarmi con la scrittura anzi, scrivo molto più di
quello che pubblico. Io credo che la scrittura debba nascere da un’idea e dal
bisogno di comunicarla, se ci si blocca forse è perché mancano queste due
condizioni, e in un caso del genere io credo sia meglio non scrivere. In fondo, dico
io, dove sta scritto che non ci si possa fermare per un po’ a raccogliere le idee?

Hai un nuovo libro in progetto?
Sto revisionando un romanzo che vuole denunciare le terribili sofferenze che
patiscono i migranti che dall’Africa provano a raggiungere l’Europa, qualcosa di
cui credo oggi ci sia molto bisogno. Spero di pubblicarlo entro l’anno.
Ricordi qual è il primo libro che hai letto?
Una raccolta per bambini di leggende dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Da
allora mi innamorai delle leggende di cavalieri e ancora oggi le leggo volentieri. Ci
sono però altri due libri che amo considerare prime letture: La Storia Infinita di
Ende, il primo libro letto non in versione adattata per bambini, e 1984 di Orwell,
il romanzo che mi ha fatto innamorare di nuovo della letteratura dopo un periodo
di scarse letture.

Ed infine, qual è il tuo libro preferito? Questa sì che è una domanda difficile! Dovendone scegliere uno, mi viene da dire 1984 di George Orwell, perché è ben scritto e forse ancora oggi è una delle migliori analisi di un totalitarismo.La raccolta di poesie Inferno di Francesco Abate è edita da Edizioni Ensemble per la
collana poesie, 90 le pagine.
La trovate qui: https://amzn.to/3mK1nXV



Categorie:Autori, interviste

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