A muso duro è l’ultimo romanzo dell’autrice Sibyl von der Schulenburg, un romanzo di formazione (o psicoromanzo) legato a una importante iniziativa benefica.
Infatti, parte dei ricavati del libro saranno devoluti al Progetto Genny per donare una particolare sedia a rotelle elettrica di ultima generazione, ideata da Paolo Badano (http://paolobadano.com/) a uno o più portatori di disabilità a cui cambia la vita. La prima è stata donata, pochi mesi dopo l’uscita del romanzo, a Giulia Ghiretti, campionessa paralimpica di nuoto.
Il romanzo A muso duro affronta il tema delicato della quotidianità del disabile, compresa la sua sessualità, in maniera serena e naturale.
Questa l’intervista all’autrice per scoprire qualcosa di lei e del suo romanzo.
Dov’è nata la tua passione per la scrittura?
Sono figlia di due scrittori tedeschi. Mio padre era un noto romanziere e autore teatrale. Antinazista fin dalla prima ora dovette rifugiarsi in Italia mentre in Germania le sue opere finirono sulla lista nera e non poterono più essere messe in scena. I suoi romanzi storici e gli articoli contro Hitler continuarono invece a girare.
Io sono cresciuta dunque con la visione della scrittura come mezzo di espressione e strumento per affermare la propria esistenza. Non è semplicemente una passione, ma un’esigenza come il cibo.
Hai un sottofondo preferito che utilizzi mentre scrivi?
Cambia sempre a seconda di cosa scrivo e del ritmo che cerco. A volte un solo autore segna tutto il romanzo come è successo per “A muso duro”, 2022 ed. Golem, scritto ascoltando Pierangelo Bertoli. Un romanzo più duro come “Ti guardo” 2014 ed. Il Prato è stato scritto in compagnia di Chopin e “Melusine – La favorita del re” 2020 ed. La Tartaruga/La nave di Teseo, segue i ritmi di Händel.
Ci racconti qualcosa del tuo romanzo?
“A muso duro” è sostanzialmente la continuazione di “I cavalli soffrono in silenzio” uno psicoromanzo scritto come esperimento letterario in cui la voce narrante non usa verbi mentalistici. Ho messo il lettore dietro alla cinepresa a guardare e ascoltare gli attori che si raccontano da soli con i dialoghi, le azioni e il linguaggio corporale. In quel romanzo ho lasciato uno dei personaggi principali – il cattivo-
in sedia a rotelle con grande soddisfazione dei lettori. Ha torturato animali e umani, per cui se lo merita. Per qualche anno sono stata lì a guardarlo penare e credo che abbia iniziato ad amarlo proprio vedendolo soffrire. Così ho deciso di dargli un’altra possibilità ed è nato “A muso duro” un romanzo che racconta la quotidianità di un disabile che è stato una star dello sport equestre e vorrebbe tornare a vincere. Metto a nudo l’ipocrisia della società “normodotata” raccontando le difficoltà di chi fa la vita
da ruotante. Affronto anche temi scottanti come la sessualità del disabile e la disabilità mentale di chi non sa vedere l’uomo prima delle sue ruote.
Scrivendo il romanzo ho fatto ricerche sui modelli di sedie a rotelle che ci sono sul mercato e mi sono imbattuta in un dispositivo rivoluzionario che usa la tecnologia Segway. Si tratta di Genny, un veicolo per disabili (e non) su due grandi ruote, autobilanciante e totalmente innovativo per quanto riguarda lo spostamento di chi non cammina. Ho deciso che i proventi di quel romanzo sarebbero andati a favore
dell’acquisto di dispositivi del tipo Genny a dei disabili. Il progetto funziona e la prima Genny è stata assegnata l’anno scorso a Giulia Ghiretti, nuotatrice paralimpica. Giulia conferma che l’uso di una Genny cambia la vita di chi ha la fortuna di usarla.
Quanto di te metti nelle tue opere? Tanto. Come ogni altro autore vado a pescare le parole nel pozzo della mia esistenza dove esperienza, conoscenza, emozioni e sentimenti hanno creato il brodo di coltura dei miei pensieri letterari. È per questo che le opere di autori più maturi sono in genere più ricche. Prendiamo ad esempio gli ultimi due romanzi: “A muso duro” riporta molta della mia esperienza con i cavalli e il mondo agonistico equestre; “Melusine – La favorita del re” è la storia di una mia antenata e in lei ho messo tanto della mia opposizione al maschilismo.
Hai altre passioni oltre la scrittura?
Sono impegnata su vari fronti. Lo sport: ho fatto decenni di agonismo equestre vincendo titoli internazionali, ora mi limito alla competizione cinofila. Arte e cultura: credo fermamente che la creatività possa aiutare a crescere per cui ho fondato e dirigo un’associazione che si occupa di stimolare la produzione di arte (scrittura, pittura e arte culinaria) nelle carceri italiane. Sempre per passione letteraria, ho fondato il premio letterario Amalago riservato al romanzo storico e mi preoccupo di
incentivare la lettura anche presso i ragazzi. Inoltre, adoro il cibo e il buon vino, la compagnia stimolante e intelligente, le persone ironiche e acculturate. Amo l’arte positiva in tutte le sue espressioni e faccio il possibile per goderne spesso. Non ultimo, ho ancora la passione di viaggiare come ho fatto per oltre trent’anni per lavoro.
Qual è il genere che preferisci scrivere?
Ho sempre tre cantieri letterari aperti: romanzo storico, psicoromanzo e saggio divulgativo. La scrittura di un romanzo storico richiede tempo e attenzione. Quando la mente si stanca passo allo psicoromanzo, il genere che richiede meno impegno in termini di studio e più “azzardo” dal punto di vista della trama. Il saggio, invece, mi permette di lavorare studiando molto (soprattutto lavori scientifici in inglese e tedesco) ma si auto-evolve esonerandomi dall’attingere molto alla creatività.
C’è qualcosa che ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
È un male che al momento non mi affligge dato che lavoro sempre su almeno tre opere contemporaneamente. Ricordo però qualche situazione di “blocco dello scrittore” e allora ho risolto cambiando per qualche giorno la mia routine domestica, frequentando gente, guardando film di ogni genere e cercando stimoli nuovi. Inoltre, buon cibo e un buon bicchiere di vino pare siano tra i rimedi più seguiti dai colleghi del passato e del presente. Provare per credere.
Hai un nuovo libro in progetto?
Ho sempre dei libri in cantiere e altri sul tavolo progettuale. Inoltre, ci sono alcuni inediti nel cassetto e, almeno uno all’anno, vorrei pubblicarlo. C’è un romanzo storico pronto che si svolge durante la Rivoluzione francese, uno psicoromanzo
focalizzato sul narcisismo e -novità per me- un thriller per ragazzi. C’è anche un saggio sulla gastrofisica e la cucina quantistica, sempre visti attraverso la lente della psicologia. E poi si è già aperto il cantiere del nuovo romanzo storico che coinvolgerà di nuovo il membro più importante della mia famiglia, il feldmaresciallo Johann Matthias von der Schulenburg che, nel 1716 salvò l’Europa dall’invasione dei turchi tenendo l’isola di Corfù, al servizio della Serenissima. A lui ho dedicato il mio secondo romanzo storico “Per Cristo e Venezia” 2015, Il Prato edizioni, che ha vinto il premio Mario Luzi.
Ricordi qual è il primo libro che hai letto?
Non lo ricordo con precisione, ma sarà sicuramente stato un libro per bambini in tedesco. Ho il vago ricordo di un’avventura di Petzi. Presto poi ho iniziato a leggere i grandi classici in lingua tedesca e le opere dei miei genitori.
Ed infine, qual è il tuo libro preferito?
Non credo che si possa avere un libro preferito, non posso immaginare di essere sempre nello stesso stato mentale per apprezzare lo stesso libro. Amo in particolare i libri di mio padre ma, neppure quelli riescono a coprire tutto lo spettro delle mie preferenze letterarie che variano col passare degli anni e di altre condizioni. È più facile dire quali sono quelli che proprio non sopporto: i libri da comodino, quelli
che servono per prendere sonno.
Il romanzo A muso duro, dell’autrice Sibyl von der Schulenburg è pubblicato dalla Casa Editrice Golem Edizioni per la categoria Best Seller, 384 le pagine.
a cura di Sara Bontempi

Categorie:Autori, D-Interviste
L’ha ripubblicato su Iris e Periplo Books.
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