Alessandro Spalletta: cerco sempre di attenermi ai fatti

Giocare con le parole è il mio modo di esprimere la creatività. Sono cresciuto assaporando storie e viaggiando con la fantasia. Mi è sempre piaciuto lasciare libero sfogo all’immaginazione. Così si presenta l’autore Alessandro Spalletta

Salve Alessandro, benvenuto tra le pagine di Life Factory Magazine e grazie per essere qui con noi oggi. Ci racconti qualcosa di lei. Un saluto a tutti i lettori e grazie a Life Factory Magazine per l’invito. Iniziamo dalle cose principali: mi chiamo Alessandro Spalletta, ho 35 anni e scrivo romanzi storici perché da sempre sono innamorato della storia e di questo genere letterario, che consente di far conoscere molte vicende del nostro passato magari emozionandosi nella lettura. Un connubio perfetto, direi.

Il suo ultimo romanzo è Lo Scudo e il Giglio. Potrebbe presentarcelo brevemente?
Mi farebbe piacere. È un romanzo storico ambientato nell’Italia medievale, in particolare nel XIII secolo. Racconta le vicende che portarono alla famosa battaglia di Montaperti attraverso il punto di vista di tre personaggi principali: due uomini e una donna. L’intenzione era quella di far vivere al lettore la storia dal “dentro”, per capire che la storia che leggiamo nei libri o studiamo a scuola è in realtà il frutto delle scelte di esseri umani come noi, con i loro pregi e i loro difetti e con la bellezza e le difficoltà che la vita pone di fronte a ognuno di noi.

Come si pone quest’opera rispetto ai suoi precedenti romanzi? È un prequel della “Saga del Grifone”, la trilogia di romanzi storici medievali che racconta le gesta del visconte Bino degli Abati del Malia. Un uomo decisamente notevole, sebbene
il suo nome al giorno d’oggi possa suonare curioso. Il protagonista de “Lo Scudo e il
Giglio” è il padre del protagonista della trilogia.

Lo Scudo e il Giglio. Come mai questo titolo? Che cosa rappresenta?
Ha un doppio significato. In primo luogo è lo stemma nobiliare del protagonista del
romanzo, uno scudo decorato con due scaglioni sormontati da un giglio; in secondo luogo è un richiamo alla città di Firenze, che recita un ruolo da protagonista nel romanzo.

Quanto di reale e quanto di romanzato c’è all’interno della storia di Lo Scudo e il Giglio? È quasi tutto reale. Non ho mai amato troppa fantasia nei romanzi storici. Quando leggo un libro di narrativa storica è un po’ come se mi affido all’autore: gli o le credo, mi fido di quello che dice. Quando scopro che qualcosa che ho letto non è realmente accaduto la vivo un po’ come un “tradimento”. Quindi, per quanto possibile, cerco sempre di attenermi ai fatti e colmare le lacune delle fonti con la fantasia, sempre verosimile.

Sta lavorando a qualche nuovo progetto?
Sì! In realtà a più di uno: vorrei avventurarmi anche in altri contesti rispetto al medioevo, ma ho anche tante idee per proseguire su questa strada. Come genere, per ora, sono troppo affezionato al romanzo storico per abbandonarlo, quindi credo che, a prescindere dall’epoca, un tocco di storia ci sarà sempre nei miei romanzi.



Categorie:Autori, interviste

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