Pubblicato a puntate sulla rivista Dagens
Nyheter a partire dal novembre del 1907, Ragazze di città racconta con le parole di Elisabeth, io narrante del romanzo, le grandi battaglie per l’emancipazione femminile: il diritto al lavoro e allo sciopero, la parità tra i sessi, la solidarietà tra donne, il matrimonio, la famiglia.
Siamo a Stoccolma, ma potremmo essere in qualsiasi posto del mondo, e la Banda del minuscolo appartamento è formata da quattro segretarie single e senza aiuti dalla famiglia. Beh Baby non è proprio single ma insomma è indipendente.
Il lunedì mattina è un duro momento che si ripete ciclicamente e noi facciamo la conoscenza di Elizabeth e delle altre tre paladine proprio in questa circostanza, mentre devono prepararsi per quello spauracchio d’ufficio saturo di maschilismo e ideologie preistoriche .
Donne povere ma orgogliose, che strappano più di un sorriso, una sorta di solidarietà spontanea con il lettore in special modo quello del gentil sesso.
Il memoir di Liz vi prende per mano e vi accompagna vicino ad una finestra del piccolo appartamento, come se foste a sbirciare dal di fuori le vite di queste giovani donne. Malinconico seppur ironico rispecchia la forza di una donna, romantica e allo stesso tempo indomita e imprevedibile.
“È mezzanotte passata. Quindi è la vigilia.
Ho fatto qualcosa di terribilmente sbagliato? In tal caso, dev’essere orribile che non mi dispiaccia affatto, ma che anzi mi senta solo sollevata.”
Un urban fiction del primo Novecento dal sapore cinematografico che grida libertà in ogni gesto e pensiero. Un lungo racconto dolce amaro che lega a se proprio per la sua genuinità, difficile resistere al richiamo di voler far parte di quella banda, la Banda di Norrtull.

Rispondi