Con la sua scrittura curata e particolareggiata Scarlett Douglas Scott presenta ai lettori il suo romanzo storico e li accompagna in una trama dove i personaggi si incastrano con realismo e perfezione nel contesto storico. Un libro ideale per gli appassionati del genere di Via col vento e Poldark.
Benvenuta, ci parli di Scarlett Douglas Scott e del suo ultimo romanzo, L’erede dei Gainsbourg.
Sono un’autrice eclettica, ho iniziato più di vent’anni fa pubblicando fantasy e noir paranormale, per poi approdare nel romance contemporaneo e storico, ma non ha mai abbandonato la mia passione per l’ambientazione fantastica, e conto di riprenderla al più presto.
Per un breve periodo ho anche intrapreso la carriera di editore, ma nel 2013 sentivo già il vento del cambiamento, per cui ho deciso di chiudere con i vecchi schemi lavorativi e di dedicarmi ad altro, conservando solo per stessa le competenze editoriali.
Devo dire di essere molto soddisfatta di tutte le scelte intraprese e delle case editrici su cui mi sono appoggiata in questi ultimi anni. Grande soddisfazione l’ho acuta anche con il Self Publishing, che ha dimostrato di essere un ottimo e per le mie sperimentazioni, che richiedevano un lavoro più particolareggiato rispetto alle pubblicazioni con editore.
L’erede dei Gainsbourg è l’ultimo dei miei lavori, uscito con la collana Literary Romance per Pubme. Mi è stato ispirato dalla serie I Poldark, di cui ero già fan da bambina, quando venne trasmesso lo sceneggiato la prima volta.
Mi intrigava l’idea di raccontare una storia familiare nello stile del romanzo realistico, un genere nato nell’800 a seguito dell’evoluzione sociale del Positivismo di Comte.
In questo genere di romanzi si parla di ricchezza e di povertà, si esce dal contesto magico e sfarzoso dei balli della Reggenza, e si toccano con mano le difficoltà finanziarie ed economiche che colpirono la nobiltà inglese subito dopo la guerra di Crimea, travolta dalla prima rivoluzione industriale e dallo spopolamento delle campagne verso la città.
Il romanzo attraversa un contesto storico di eventi realmente accaduti, dove i protagonisti intrecciano le loro vicissitudini con personaggi esistiti. Attraverso le storie delle miniere di carbone ho potuto conoscere e approfondire le condizioni di lavoro femminile, i sindacati e la nascita dei primi consorzi di soccorso minerario, un mondo di cui si parla poco ma che ha un fascino incredibile per gli appassionati di romanzi storici.
C’è poi la storia sentimentale dentro tutte le altre storie, ma è soffusa, sussurrata e riservata ai due protagonisti principali, Athena e Nigel, che ho volutamente tenuto in secondo piano, ma che funge da filo conduttore per tutto il tempo del romanzo, fino a portarlo alla sua felice conclusione.
Spesso ci si lamenta che oggi si legge troppo poco. Fra videogiochi, televisione e internet si ha sempre meno tempo per la lettura. Qual è il suo pensiero sui lettori di oggi?

Credo che si stia passando un periodo storico diviso in fasce d’età. Conosco grandi appassionati di videogiochi che sono anche forti lettori, ma che corrispondono alla fascia dei 30/40enni. Mentre ragazzini adolescenti dell’età di mio nipote prediligono i giochi on line più per la possibilità di essere connessi tra loro, che per la passione per il gioco in sé. Durante la pandemia, la possibilità della connessione internet ha reso meno pesante il lockdown e l’isolamento, e di questo sono molto grata alla tecnologia. Relazionarsi è più importante della lettura? Credo di sì. C’è sempre tempo per mettersi in poltrona a leggere un buon libro, da soli, ma il tempo per coltivare relazioni è poco, rubato tra scuola e lavoro, e senza questo non vi è evoluzione sociale. Sono certa che anche coloro che adesso leggono poco, prima o poi li ritroveremo da adulti a leggere e apprezzare la lettura in generale. Sono molto fiduciosa verso le generazioni future.
Perché è importante raccontare oggi, una storia come quella narrata nel suo romanzo?
Nel romanzo si parla di sacrificio, abnegazione, amore filiale e fraterno, ostinazione nel raggiungere i propri obiettivi. Si parla di giustizia e di ingiustizia, ma soprattutto si parla di uomini e di donne, e del loro modo di affrontare le difficoltà della vita, senza mai arrendersi. Anche quando ormai tutto sembra perduto e lontano, trovare la capacità di rialzarsi e di reinventarsi senza mai cedere alle vicissitudini. La forza dei protagonisti sta nel loro amore e nel comune intento di restare uniti, nel trovarsi non più soli a combattere, a difendere la loro famiglia contro i venti avversi del destino.
Lascia una morale, quella di non cedere, di scegliere sempre l’onestà, anche senza il lusso del denaro e del titolo nobiliare. Un esempio di unione familiare che spero di essere riuscita a far trasparire tra le pagine del romanzo.
Si parla spesso di scrittura al femminile, intendendo tante cose diverse, ma quanto la scrittura al femminile dà voce alle donne?
È un argomento abbastanza controverso, in quanto molte donne, autrici e giornaliste, scrivono di donne e del mondo al femminile, ma non sempre viene data voce alle donne.
Il romanzo storico ottocentesco racconta di donne sottomesse al padre, ai fratelli o al marito, racconta di un mondo che la cultura occidentale ha lentamente abbandonato dopo il secondo conflitto mondiale. Sicuramente non è il tipo di contesto narrativo che può rappresentare la voce delle donne, dal mio punto di vista, in quanto per essere tale dovrebbe spogliarsi di convenzioni sociali e dogmi che sono propri dell’epoca. Le protagoniste troppo “intraprendenti” e “moderne” sono anacronistiche e non vengono apprezzate dalle lettrici di romance storico, che preferiscono la filologicità all’emancipazione forzata per fare vendite.
Diverso contesto è invece il romance contemporaneo, dove è possibile spaziare nell’ambito lavorativo, sportivo, sessuale, sociale, senza incorrere nel rischio di essere “fuori luogo” e “fuori tempo”.
È in queste opere che vedo evolversi ogni aspetto culturale della donna e amo soprattutto le autrici che si ingegnano anche di produrre saggistica dedicata al mondo femminile, come biografie o antologie incentrate su personalità politiche, scienziate, scrittrici, artiste, anticipatrici del futuro della comunità globale femminile.
Dare voce significa permettere che determinati pensieri rivoluzionari passino attraverso le arti, la musica, la scrittura il teatro e il cinema, senza paletti o falsi pregiudizi. In questo la scrittura al femminile è una grande portabandiera, abbatte le differenze di culto, razza, origine, colore e nazione. Spero che continui nel suo ruolo a esserlo anche nei tempi futuri.
Il prossimo romanzo?
È ancora in divenire, mi sono presa una pausa per dedicarmi alla promozione di questo, a tornare a presenziare nelle fiere, per farmi riconoscere come autrice e per far conoscere le mie opere dopo tanti anni di assenza. È un impegno che ho preso con me stessa e, salute permettendo, conto di portarlo avanti anche per il prossimo anno.
Nel frattempo, sto lavorando a un’opera di SF che sta lì nel cassetto da anni, in attesa che arrivi il suo momento, e il prossimo anno potrebbe essere quello buono.
Si tratta di un tema ecologista, a me molto caro, che racchiude diversi contesti sociali in un periodo non troppo lontano da adesso, dove l’espansione verso lo spazio è ancora un viaggio verso la nuova frontiera.
Spero di poterne parlare quanto prima nei prossimi mesi.
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