Intervista a Ivan Francesco Ballerini torna la grande canzone d’autore italiana

Un bambino stenta a riconoscersi uomo, nella sua eterna ricerca di verità, nella storia come nel divenire di tutte le cose. Ed è un piglio elegante nel suo essere “infantile” che ci porta alla scoperta di Ivan Francesco Ballerini, li dove la parola ha i contorni morbidi di una visione scanzonata, allegorica

Tra tanti generi musicali perché il cantautorato? Come è nata in te la passione per la musica?

Avevo otto anni ed al pianoforte “strimpellavo” il testamento di Tito, bellissima canzone di Fabrizio De Andrè. Mia mamma mi diceva spesso: “Ivan sei nato cantando”, questo è tutto, non credo vi sia da aggiungere altro. La chitarra acustica, che adoro, è da sempre lo strumento che utilizzo per accompagnare la mia voce.

Ho suonato per anni, in moltissime occasioni:  feste , matrimoni, concerti, cantando le canzoni degli altri. Sul finire del 2018, stanco di un repertorio che suono da 40 anni, mi sono detto: “forse è giunto il momento di mettersi alla prova”. Così è stato. È così che è nato il primo mio brano Cavallo Pazzo, un album interamente dedicato agli indiani d’America.

Dei tuoi tanti spettacoli live c’è ne è uno che ricordi particolarmente? Quale aneddoto?

Ci sono stati momenti davvero bellissimi. Sono quelli in cui si istaura col pubblico quella sorta di alchimia magica che ti fa capire quanto sia bello questo mestiere. Poi ci sono anche i momenti non proprio così rosei. Una sera col musicista con cui collaboravo, dovevamo suonare a Roccalbegna, bellissima località alle pendici del Monte Amiata, per la bellissima festa delle cantine, se non ricordo male il 26 dicembre. Il mio collega mi aveva rassicurato che avremmo suonato all’interno di una cantina. Quando invece ci trovammo sul posto, ci fu comunicato che avremmo dovuto suonare sotto un gazebo, di quelli estivi, in piazza all’aperto… e senza alcun riscaldamento. Non credo di aver mai sofferto, come in quella occasione, così tanto freddo. Mi si erano congelate le gambe sul panchetto di alluminio… ma il mestiere del musicista è anche questo. Posso dire al mondo di avere fatto tanta gavetta e che nulla più mi spaventa.

Quali sono le differenze con  “Ancora Libero” e “Racconti di mare. La via delle spezie”? Cosa ha di particolare questo ultimo disco?

Avevo letto da pochi giorni una bellissima storia su questo epico personaggio. Così mi accinsi a scrivere una canzone su di lui, per ricordarne le gesta. La canzone mi piacque così tanto da spingermi a fare delle ricerche anche su altri personaggi. Così nacque il testo di “mio fratello Coda Chiazzata”, “Gufo Grazioso”, quest’ultima è stata la moglie del mitico Nuvola Rossa. La storia del matrimonio tra Gufo Grazioso e Nuvola Rossa è qualcosa di veramente incredibile, ma ci vorrebbe troppo tempo per raccontarla tutta. È un album che è nato un poco alla volta.

Scrivevo le canzoni nei fine settimana, unico momento in cui sono libero dal lavoro, e le arrangiavo col chitarrista Alberto Checcacci, la sera tardi, dopo il lavoro. Alberto è diventato poi il mio direttore artistico… devo tutto a lui e spero di averlo con me in tournee, un giorno o l’altro.

Puoi parlare del tuo primo disco intitolato “Cavallo Pazzo”? Di cosa parlano le canzoni di questo disco?

Cavallo Pazzo è un disco che si discosta da Ancora Libero. Non avrei voluto mai ripetermi con un argomento simile.Ancora Libero è molto più autobiografico, nella canzone “volare libero” faccio riferimento a mia mamma, mentre il brano “guardo dalla finestra”, anche se non apertamente, parla di lei. Invece il brano “per me sempre sarai” l’ho scritto dopo aver letto una poesia di mio babbo, scritta per la nascita di Guendalina, la prima nipote della sua attuale compagna Eugenia.

Ritengo sia una delle canzoni più intense e toccanti di questo mio secondo lavoro, accompagnata da un bellissimo video di Nedo Baglioni, che assieme ad Alberto mi segue dai miei esordi discografici. Quando mi sono invece cimentato a scrivere il mio terzo disco, avevo in mente di vincolare i testi di ogni canzone al fattore “destino”. Il disco si sarebbe infatti dovuto intitolare “incontro al destino”. Poi, come era già accaduto per Cavallo Pazzo, mi capitò di leggere la storia della vita di Vasco da Gama… e il primo progetto è sfumato. Ho voluto scrivere questo terzo disco legando ogni canzone al mare… il mare preso come pretesto per raccontare il viaggio di questo uomo. È stata una avventura bellissima e molto faticosa… ma credo di aver portato in porto un buon prodotto.

Racconti di mare. La via delle spezie. Quale canzone preferisci del tuo ultimo disco e perché?

Sono tutte mie figlie, e in questo caso faccio veramente fatica a trovarne una che preferisco. Ritengo siano tutte degne di stare dove stanno… nessuna è seconda a nessuna. Tuttavia “angoli dimenticati nelle vie del mondo” è quella che più mi tocca il cuore, perché non è soltanto una canzone, è una poesia.

Sono tanti che hanno partecipato al progetto come leggo dal comunicato. Con che criterio hai selezionato questi collaboratori?

Con Alberto Checcacci collaboro sin dai miei esordi. Il disco Cavallo Pazzo lo abbiamo realizzato io e lui, lui ed io… completamente da soli. Gli altri artisti si sono aggiunti pian, piano, uno alla volta. Col violinista Alessandro Golini siamo amici.

È stato molto contento di lavorare con noi in “ancora libero”, il suo violino e la sua bravura sono stati determinanti, così come la parte ritmica, suonata da Alessandro Melani, amico di Alberto e componente del gruppo “Denian”. In questo ultimo lavoro invece si sono aggiunti anche il fisarmonicista Stefano Indino, mio caro amico, che mi ha presentato Giancarlo Capo, bravissimo chitarrista e bassista. A lui ho affidato gli arrangiamenti di alcuni brani di questo ultimo progetto. Nella realizzazione del disco mi occorrevano anche sonorità orientali, per cui mi sono avvalso della collaborazione del bravissimo Silvio Trotta, che ha suonato chitarra battente e mandolino.

I pianoforti e l’organo Hammond, sono stati invece affidati a Marco Lazzeri, amico di Alberto. Il tocco magico, che amalgama tutti questi strumenti, è la meravigliosa voce di Lisa Buralli, amica di Alberto e cantante del gruppo Denian. La fotografia e la regia dei video invece l’ho affidata all’amico Nedo Baglioni… la sua bravura non necessità di ulteriori conferme.



Categorie:interviste, Musica

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