Pianura Padana.
Caterina è un ingegnere responsabile dei lavori per la costruzione dell’argine di Spina. L’ambiente lavorativo presenta diverse avversità: in primis il suo ruolo, abitualmente e pregiudizievolmente maschile; nemmeno la sua situazione sentimentale va a gonfie vele… Pietro se ne è andato di casa… per un’altra donna.
Un viaggio che l’autrice declina sulla protagonista divenendo metafora di vita per se e per tutti noi. Il lettore può provare stima o antipatia per Caterina e quindi è in grado di scegliere se far parte o meno di quella “squadra” che in un modo o nell’altro dovrà arginare la forza del fiume in piena e la vita di Nina.
La protagonista può sicuramente risultare fastidiosa, d’altronde, è anche una meridionale “anomala”, decisamente fuori dagli soliti schemi; ma soprattutto è accorta, prevenuta, corazzata fino al collo. Sfodera freddezza per celare la sua profonda insicurezza. Intimamente ha perso ogni riferimento, non può permettersi di smarrirsi soprattutto al cantiere… e nel mentre, l’altra Caterina non la lascia mai.
“una fugge e l’altra la insegue.” Quando torna a casa c’è soltanto Nerina, la gatta, e giorno dopo giorno la sua vera casa diventerà il cantiere stesso.
Li incontrerà anche Antonio, il personaggio che dona quel piacevole tocco misterioso; un fantasma? uno scherzo derivato dalla sua ansia costante a riguardo degli infortuni sul lavoro? Sicuramente prenderà un suo ruolo sotto forma di guida, una specie di consigliere durante le scelte più importanti.
Gli incontri con Antonio sembreranno scanditi e scelti dalla Natura, che in un modo o nell’altro, crea dei processi mutualistici dappertutto, anche in un mondo fatto di calcoli matematici e ingenieristici.
“È che la vita è un casino. E io comunque mi chiamo Caterina.”
Candidato finalista Premio Strega 2022
“La nebbia fa questo effetto, quando è troppa. Si trasforma in dubbio, e dentro il dubbio lo spazio diventa circolare, senza uscita.”

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