Salve Alessandro, benvenuto tra le pagine di Life Factory Magazine. Ci racconti qualcosa di lei, magari parlandoci della sua esperienza in ambito letterario. Buongiorno e grazie per l’invito. Il mio approccio alla scrittura è stato un percorso lento ma definito. Come molte altre persone, ho sempre covato l’intimo desiderio di scrivere qualcosa che in qualche modo mi rappresentasse, che esprimesse quello che sono, i miei pensieri, le mie sensazioni, le mie idee. Tuttavia, causa la mancanza di fiducia in me stesso, il non sentirmi mai all’altezza, sono approdato a questo mondo solo da pochi anni dopo aver trovato il coraggio e la fiducia necessari per cimentarmi in questa nobile attività. Ma, volendo vedere il lato positivo della cosa, forse è stato meglio così. A questo punto della mia vita mi trovo nell’età giusta per potermi esprimere al meglio delle possibilità, dopo aver maturato esperienza e affinato la tecnica con lo studio e molte letture.
A maggio 2022 è uscito il suo romanzo, Il sottile equilibrio della ragione, per la casa editrice Altrimedia. Potrebbe presentarlo ai nostri lettori? Il sottile equilibrio della ragione è fondamentalmente un noir, velato da un alone di mistero che accompagna il lettore dalle prime pagine fino all’inatteso finale. Ciò che contraddistingue i miei romanzi, di fatto, sono i finali mai scontati. Mi piace sorprendere il lettore, non farlo cullare sull’idea che alla fine le cose andranno come egli crede o auspica. Ma per tornare al libro in questione, quello del protagonista è essenzialmente un viaggio introspettivo alla conoscenza di sé stesso e dei propri limiti di uomo, di essere umano. Attraverso il romanzo, Jean-François, perlustra quelli che sono i meandri più intimi ed oscuri del proprio essere, i suoi limiti, le sue debolezze, portando il lettore a riflettere su quanto poco ancora conosciamo della natura umana. Il tutto, naturalmente, arricchito da una scrittura fluida e scorrevole come mi è sempre stato riconosciuto anche dai lettori più critici.
Il sottile equilibrio della ragione è un lungo e sorprendente viaggio nella psiche umana. Come e perché nasce questo romanzo? Come detto in altre occasioni, il romanzo è nato dalla necessità di evadere da una quotidianità opprimente. Tra la pandemia prima e la guerra in Ucraina adesso, stiamo vivendo un periodo molto difficile. Gli scenari futuri, soprattutto alla luce delle recenti difficoltà date dall’aumento dei prezzi delle materie prime, non sono tra i migliori. Viviamo angosciati per quello che il futuro ci riserverà. La lettura, da questo punto di vista, al pari del cinema, può rappresentare un valido strumento per ritagliarci quello “spazio” di spensieratezza di cui abbiamo bisogno per distrarci da una realtà difficile quale quella attuale. Ecco, Il sottile equilibrio della ragione vuole essere questo: un momento di evasione e, allo stesso tempo, di analisi introspettiva.

Il protagonista di Il sottile equilibrio della ragione è tratteggiato in maniera vivida e talmente concreta da farci domandare se non ricalchi una persona realmente esistente. È davvero così o Jean-François è frutto della sua immaginazione? In un’epoca dove molte opere letterarie e cinematografiche sono tratte da “storie realmente accadute”, il mio personaggio, e spero che questo non deluda qualche lettore, è totalmente frutto della mia immaginazione. Ciò non toglie, tuttavia, che “spulciando” in internet si possano trovare casi che in qualche modo richiamino la vicenda accaduta al protagonista del mio romanzo. Del resto, come emerge chiaramente dalla lettura dello stesso, ci sono molti aspetti che ancora non comprendiamo di noi stessi e sulla nostra origine. Personalmente credo che in noi ci sia quanto di più divino di quanto la nostra limitata conoscenza possa comprendere. Ma, come detto, è solo una mia personale convinzione.
Sta lavorando a qualche nuovo progetto per il futuro? Sì. Ho un’altra opera già conclusa, in attesa di revisione, più un altro romanzo a cui sto lavorando e che conto di terminare per fine anno. In entrambi i casi si tratta di un viaggio che i protagonisti compiono, sia in senso fisico che metaforico, che li porta ad analizzare quella che è stata la loro vita fin a quel momento e a conoscere meglio sé stessi. Ma, soprattutto, a rivelarsi al lettore con un susseguirsi di colpi di scena. Basta. Ho detto anche troppo. Non voglio svelare troppi retroscena…
a cura di Caterina Franciosi
Categorie:Autori, interviste
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