Grande ritorno di Matteo Strukul in un thriller storico costruito a regola d’arte, in cui si rimane incollati alle pagine. In una Venezia settecentesca, culla d’arte e di peccato, c’è chi sfrutta un’epidemia e il razzismo per architettare piani diabolici e altrettanti obbrobriosi omicidi.
Venezia, 1725.
Mentre un’epidemia di vaiolo miete vittime tra la popolazione, una delle donne più illustri della città viene trovata con il petto squarciato nelle acque nere e gelide del Rio dei Mendicanti. In un clima di crescente tensione, Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto, viene convocato dagli Inquisitori di Stato, insospettiti da una sua recente opera, che ritrae proprio quel luogo malfamato: c’è forse un legame tra il pittore e l’omicidio? Mentre, sconvolto, sta lasciando il Palazzo Ducale, Canaletto viene fermato e portato al cospetto del doge, anche lui interessato a quel quadro, il Rio dei Mendicanti. Nel dipinto c’è qualcosa che, se rivelato, potrebbe mettere in grave imbarazzo un’importante famiglia veneziana: un nobile, ritratto in uno dei luoghi più popolari e plebei di Venezia. Perché mai si trovava in un posto simile? Canaletto riceve dal doge l’ordine di scoprirlo e riferire direttamente a lui. L’indagine – che all’inizio lo spaventa e poi, lentamente, lo cattura – lo porta però a frequentare ambienti apparentemente illustri in cui sembrano consumarsi oscuri riti, e nei quali si aggirano figure ambigue, dal passato avvolto nel mistero. Quali segreti si celano nei palazzi veneziani? Quali verità sarebbe meglio rimanessero sepolte?
Recensione
Da quando ha dipinto perfettamente uno dei luoghi più malfamati di Venezia, per Antonio Canal la pace sembra essere svanita dai suoi programmi. La decisione di catturare la realtà lo ha portato ad abbandonare le esperienze artistiche in teatro, preferendo la vita alle illusioni. Inconsapevole però di aver carpito un dettaglio di troppo, non solo Antonio viene convocato dall’inquisitore e interrogato a proposito di un brutale omicidio, ai danni di una giovane nobile, avvenuto proprio nella zona incriminate, ma anche al cospetto del doge. Il Canaletto cosa avrà mai dipinto di tanto compromettente? Quel piccolo particolare lo costringe a divenire una spia e a cercare la complicità di un vecchio amico e la collaborazione della bellissima Charlotte, donna fiera e originale per l’epoca, la quale è riuscita a guadagnarsi un mestiere riservato agli uomini, ovvero la vetraia a Murano. Affascinante, brillante e ricca di inventiva, ha creare le lenti migliori sul mercato. Tra Antonio e la vetraia non può che nascere, dando un piccole e gradevole spazio anche al sentimento.
La missione, in apparenza semplice, si trasforma in un’indagine rischiosa e compromettente. Conduce il pittore direttamente nella tana del leone, in una setta che opera dietro il comando di un uomo ambiguo e seducente, ammantato di perfidia, mentre per i canali di Venezia si continuano a trovare i cadaveri di giovani fanciulle vilipese e nelle calle vaga una disastrosa epidemia di vaiolo. Sembra che la punizione divina si stia abbattendo sulla città, a causa dei peccati, in particolar modo si incolpa il ghetto ebraico, situazione verificatasi fin troppo spesso nel passato. Tra i giudei spicca un altro protagonista del romanzo, ovvero il medico Isaac, luminare che auspica a metodi curativi alternativi e nuovi, uno dei pochi ad avere interesse nel salvare la vita ai più umili. Le strade di Antonio di Isaac finiscono per incrociarsi, lo stesso quella della giovanissima Colombina, orfana e parte di una banda di ladruncoli.
Ognuno svolge un ruolo preciso e non a caso. La vicenda è appassionante e lo stile dell’autore scorrevole, preciso e accattivante. Un thriller storico che unisce arte, dogmi massonici e medicina, ogni elemento si allaccia alla perfezione. Leggere storie ambientate a Venezia è sempre stimolante, un bel tuffo nel mio passato, una città controversa e magica, opulenta di spunti. Da non perdere se siete ammiratori di Strukul e dei thriller storici.

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