La parola latina del titolo, ultra (oltre) allude al confine che l’atleta è spinto costantemente a superare ed è questo il filo conduttore delle opere in mostra, dedicate ad alcune tra le più celebri leggende sportive del Novecento. Ai ritratti di Muhammad Ali, Simone Biles, Sergej Bubka, Primo Carnera, Nadia Comaneci, Tonya Harding, Bruce Lee, Greg Louganis, Diego Armando Maradona, Pietro Mennea e Ayrton Senna, si sommano quattro fotogrammi di altrettanti fondamentali incontri che rappresentano delle pietre miliari nella storia del pugilato: Jake LaMotta vs Sugar Ray Robinson del febbraio 1951, Rocky Marciano vs Don Cockell del maggio 1955, il celeberrimo incontro tra Muhammed Alì e Joe Frazier disputato nell’ottobre 1975 e infine Mike Tyson vs Evander Holyfield del novembre 1996.
Andrea raccontaci, quando hai capito bene di avere talento artistico e come questo poi ti ha cambiato la vita
Fin da piccolo sono sempre stato attratto dai dipinti, dai disegni, disegnare colorare modellare fanno parte della mia natura, mi è imprescindibile. Ho provato a smettere di fare arte per un periodo, per condurre una vita più “ordinaria”, ma sentivo di essere fuori strada. Ora non so se il mio talento vale qualcosa, però so che fa parte di me.
Sei nato a Pescara, sei approdato quindi a Firenze poi in Spagna, per poi tornare in Italia. Quale tra questa “tue” città ti ha dato maggiore ispirazione e ha alimentato il tuo desiderio espressivo?
L’Abruzzo è una terra bellissima, il mare il cielo e la luce della mia città “Pescara” li porto dentro di me, come le montagne della mia infanzia a casa dei nonni nella Marsica. Firenze è una città che amo, che mi ha formato e mi ha dato tanto, mi ha accolto come nessun altro luogo mai, Firenze è una città che ama l’arte e gli artisti, mi è rimasta nel cuore. La Spagna ha segnato per me un periodo di passaggio, soprattutto Granada, una città magica.

Fino al 14 maggio le tue opere saranno ammirate nella mostra personale “Ultra”, presso la GArt Gallery di Francesco di Matteo, dove sono protagoniste
opere dedicate ad alcune tra le più celebri leggende sportive del Novecento.
Quale vicenda storica di questi personaggi ti ha maggiormente segnato, e sorpreso, cambiando i tuoi punti di vista?
Il mio interesse, in questo caso, non è tanto per il particolare, per il singolo personaggio o episodio. Il leitmotiv, il filo conduttore della mostra, ciò che mi ha guidato nella scelta dei personaggi è una vicinanza emotiva, è aver percepito nelle loro storie e nelle loro immagini le fragilità, i difetti, le storture del carattere, l’essere diversi ed inadatti ad una vita normale, la lotta ed il desiderio di andare sempre oltre i propri limiti, forse solamente per essere accettati per quello che erano, dei diversi, degli ultimi che sono diventati primi.
I tuoi ritratti sono caratterizzati da una personalissima ‘chroma key’ che esprime in maniera perfetta la realtà esistenziale fragile che fluttua dietro queste glorie sportive osannate dal pubblico, alla ricerca spasmodica di gloria e risultati vincenti. Ed è proprio l’oltre che tu sei riuscito ad immortalare nelle tue opere, cioè cosa si nasconde oltre quei visi, quei corpi e quegli sguardi vincenti. Come sei riuscito a realizzare tutto ciò? Svelaci un po’ dei tuoi percorsi dietro questo ambizioso progetto
Io credo che qualunque artista, o persona che ha la padronanza di un qualsivoglia mezzo espressivo, non può prescindere dal proiettare sempre ed unicamente se stesso in ogni suo tentativo di espressione. Con questo voglio dire che la scelta dei personaggi è proprio legata ad una vicinanza emotiva che provo nei loro riguardi.
Poi l’utilizzo dei colori, la ricerca cromatica, l’amore per la luce, i contrasti tra I colori freddi e I colori caldi, i colori complementari, la ricerca della luce nelle ombre, in altre parole l’amore per la pittura, sono tutti elementi del mio carattere, formano la mia impronta principale.
Bellissimi sono i tuoi ritratti di pugili, ricchi di preziosi cromatismi. Cosa ti appassiona nel ritrarre questo sport, la sua unicità come prestazione sportiva o ami ritrarlo come un ritorno al repertorio classico iconografico dell’antica Grecia?
Il pugilato è uno sport affascinante, credo che tra tutti gli sport sia quello con il più profondo carattere epico e di rivalsa. Lo scontro tra due atleti su un ring ha una forte carica simbolica. Il fatto poi che sia così antico, come d’altronde la maratona o anche la lotta, da l’idea della sua forza archetipica, della sua atavica drammaticità e violenza, lo rendono, a mio parere, un soggetto ricolmo di forza emotiva e scenica.
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