La prima volta che tocca una chitarra, rompe subito una corda e con le restanti cinque compone la sua prima canzone. Da allora Tom Armati non ha mai smesso di scrivere musica e parole.
“Tommasochista”. Ci spieghi perché questo titolo? Di cosa parlano le canzoni di questo disco?
Il titolo di questo disco mi diverte molto. Il nome l’ho deciso quando ho visto che si allungavano i tempi di uscita: era quasi pronto alla fine del 2019, ma poi è successo di tutto. Però il titolo in qualche modo c’entra anche con il tema delle canzoni: scrivere e registrare è sempre una tortura emotiva a cui sai che devi sottoporti e i testi di questo mio secondo lavoro scavano più a fondo rispetto alle produzioni precedenti, sono più intimi, pure mantenendo un tocco di leggerezza che non fa mai male. A volte viene da chiedermi “ma chi me lo fa fare?”, ma poi la musica ti ripaga sempre.

Pietro Casadei. Come è collaborare con lui?
Fantastico. Pietro è entrato in corsa in un gruppo già formato e lo ha letteralmente preso in mano, giocando il ruolo di allenatore in campo. Oltre a essere un formidabile bassista, si è preso carico della produzione artistica del disco, finalizzando e migliorando gli arrangiamenti che erano nati in sala e durante i concerti. Ci siamo divertiti molto, spero di non averlo stressato troppo con le mie richieste. Ne approfitto per ricordare anche il lavoro prezioso di Dario Segneghi alla batteria, Vittorio Paciaroni alle chitarre, Francesco Snoriguzzi ai fiati e Francesco Mantica al piano.
Ci parli pure del tuo nuovo singolo “Respira” e della sua genesi come pure del videoclip?
Respiraè una canzone in cui molti si stanno riconoscendo perché parla del modo in cui viviamo o quanto meno, in cui eravamo abituati a vivere prima della pandemia. Una corsa continua verso “impegni vestiti di niente”, dimenticandoci la cosa più importante di tutte: respirare. Con il videoclip ho voluto mantenere lo spirito della canzone, ho iniziato a riprendermi con il telefono durante le prime riaperture mentre camminavo in una Roma che si risvegliava a poco a poco. Passeggiare era una delle poche cose che si potevano fare: un’attività banale che ha assunto un valore enorme in quel periodo, facendoci apprezzare anche le cose più semplici.
Dal vivo, Tom Armati si accompagna generalmente con la sua band, I Disarmati, con cui negli ultimi anni ha calcato i palchi dei principali locali di Roma, arrivando anche all’estero con alcune date in Belgio. Ci parli di un concerto che ricordi particolarmente?
Questo disco nasce dal vivo, è stato registrato con il gruppo con cui suono abitualmente. Sono tanti i concerti che ricordo con piacere, sicuramente la tappa in Belgio a Liegi con un pubblico attentissimo, ma anche l’ultimo full band a Le Mura Club a Roma, forse perché non vedo l’ora di rifarlo e speriamo accada presto.
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