Dopo il singolo “Il Futuro”, il cantautore romano Oceani pubblica “Un Romanzo di Stephen King”, il suo EP di debutto disponibile da venerdì 1° aprile su etichetta Himalaya Dischi e distribuito da Artist First.
Benvenuto sulle nostre pagine. Come è nata in te la passione per la musica?
Grazie, mi fa molto piacere: ho sempre suonato chitarra, basso e occasionalmente anche tastiera per parecchie band e artisti emergenti e non della zona di Roma. La
passione per la musica già c’è da parecchio direi. Quella per lo scrivere canzoni è nata quasi per scherzo qualche anno fa, quando ho cominciato a cantare ciò che scrivevo e piano piano ci ho preso la mano.

“Un Romanzo di Stephen King” è il tuo ep di debutto. Di cosa parlano le canzoni? Lo presenti ai nostri lettori?
Volentieri: l’EP è fatto di 5 canzoni abbastanza diverse l’una dall’altra, sebbene tutte
riconducibili a un cantautorato italiano attuale. Nonostante le differenze, in tutte le canzoni parlo di temi quasi ricorrenti: persone che non ci sono più, i pensieri che ti vengono la notte quando torni a casa, ma anche cose un po’ più specifiche: ad esempio il brano “Ghepardi”, forse quello a cui sono più affezionato, parla della difficoltà di comunicare e di creare legami tra le persone.
Quali sono gli artisti o band a cui ti ispiri?
Tantissimi, e la cosa preoccupante è che sono in continuo mutamento a seconda del mood in cui scrivo o voglio scrivere: nell’EP si sentono artisti che mi piacciono molto come Enzo Carella, alcuni hanno detto che in alcuni punti si sente qualcosa di Lucio Dalla (magari!), come artisti più recenti mi piacciono molto Giorgio Poi, Colapesce, Motta…troppi ce ne sono.
Cantautorato italiano. Perché questo genere e non altri?
Se ci pensi, il cantautorato non è un genere. Indica semplicemente che chi canta ha scritto le proprie canzoni. Però, un po’ come la musica Indie, è diventato un genere che più o meno ripropone aggiornando gli stessi paradigmi. A me è venuto spontaneo perché le canzoni sono nate tutte o pianoforte e voce oppure chitarra e voce. Non faccio certamente musica sperimentale – non ne sarei capace. Per fortuna sto collaborando con persone con una visione decisamente più ampia della mia, che in un certo senso mi “obbligano” a uscire dalla mia zona comfort.
Ferdinando Montone. Come è collaborare con lui?
Per l’appunto, Ferdinando è una di queste persone. Abbiamo gusti tutto sommato abbastanza differenti che per fortuna mi arricchiscono molto, ed è stato determinante per trovare la veste definitiva dei brani dell’EP. Una delle canzoni, “I ragazzi si tuffano dagli scogli più alti”, è stata arrangiata in maniera completamente diversa da come era stata pensata in origine, con synth e arpeggiatori che non sono esattamente vicini al mio mondo. Ma alla fine, è molto meglio così.
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