VELIA LITTERA: L’identificazione a livello interiore è il primo passo per essere liberi.

Velia Littera, sempre attenta a proporre forme d’arte legate a temi etici, ha invitato un gruppo di artisti ad esprimersi ipotizzando un viaggio attraverso le loro voci interiori, che possa in qualche modo aiutare a superare i preconcetti di razza e d’identità di genere. Una lettura stravagante sul tema della percezione che si ha di sé stessi: “Chi mi sento?”, “Chi mi piace?”, “Chi sono?”, “Chi voglio essere?”

Velia da dove nasce lo spunto per questo nuovo viaggio artistico?

Cerco sempre di organizzare e curare mostre che siano progetti espositivi che abbiano un valore artistico ed estetico ma anche un valore etico. Sono convinta che attraverso l’arte si possa discutere di temi importanti legati al momento storico oppure affrontare argomenti importanti legati all’individuo contemporaneo. Nello specifico la mostra “Io sono Io” che inauguriamo in un giorno che tradizionalmente è la festa della Donna, è una provocazione. Il quinto obiettivo dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite è raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze, quindi i due argomenti sono legati in modo indissolubile. Ho invitato gli artisti ad esprimersi su questo concetto e il risultato è stato intenso, un dialogo che esprime la percezione che si ha di sé stessi: “Chi mi sento?”, “Chi mi piace?”, “Chi sono?”, “Chi voglio essere?”. Un viaggio artistico attraverso dipinti, fotografie, scultura, mixed media che esprimono con forza la bellezza delle diversità.

Cosa hanno in comune i protagonisti della mostra d’arte contemporanea IO SONO IO, qual è il loro minimo comune denominatore?

I protagonisti della mostra sono un gruppo di artisti che si sono messi in discussione su un tema molto importante che è l’identità di genere intesa come rispetto verso se stessi e il prossimo. Ogni artista ha presentato il suo modo di fare arte,  il suo stile e il suo  personale pensiero creativo. La creazione è intima ma la fruizione è pubblica. Il loro minimo comune denominatore è sicuramente l’arte intesa come responsabilità sociale e curativa. Si può tranquillamente affermare che mai come oggi l’arte sia necessaria. L’artista vede oltre la realtà e oggi abbiamo bisogno della sua arte per far sparire i pregiudizi legati alle differenze di genere con l’unico obiettivo comune, coesistere in pace e rispetto.

Un vero e proprio itinerario alla scoperta dell’ identificazione dell’ individuo, lo definiresti un viaggio di scoperta o maggiormente di liberazione?

L’identificazione a livello interiore è il primo passo per essere liberi. Accettare la propria identità quindi, è anche il primo passo per accettare quella del nostro prossimo. L’artista che è sempre alla ricerca della sua identità profonda, attraverso la sua creatività inconscia può, meglio di altri, aiutare a superare i preconcetti di razza e d’identità di genere.  L’opera d’arte è lo strumento attraverso il quale l’osservatore può proiettarsi e farne una propria interpretazione.  

Nel 2022 quanto bisogno c’è di capire l’io, le proprie radici e la propria identità, quanto di questa è stata smarrito e inghiottito dalla società che non percepisce più se stessa?

In realtà gli ultimi due anni hanno messo a dura prova quel concetto d’identificazione globale a cui eravamo arrivati con grande fatica. Sembra che si siano fatti tanti passi indietro. Il mondo che prima del 2020 ci sembrava senza confini,  all’improvviso è stato nuovamente diviso. Si sono riattivate le frontiere e ora all’orizzonte c’è anche la guerra.  L’identità di ognuno di noi barcolla. Qui non si tratta più di capire chi siamo e chi vogliamo essere, qui sarà necessario fare un grande lavoro di riacquisizione delle nostre identità all’interno di una società che, fra l’altro, sta diventando sempre più virtuale e digitale. In fondo al tunnel però c’è sempre quella luce che ci dà speranza e l’arte ne è testimone da sempre.



Categorie:interviste, Mostre & Fiere

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