amare e di destinare affetto. Con i fratelli vive come se fosse un reietto, un essere di seconda categoria, un peso.
Trama: Questa è la lunga vita di una faina, raccontata di suo pugno. Fra gli alberi dei boschi, le colline erbose, le tane sotterranee e la campagna soggiogata dall’uomo, si svela la storia di un animale diverso da tutti. Archy nasce una notte d’inverno, assieme ai suoi fratelli: alla madre hanno ucciso il compagno, e si ritrova a doverli crescere da sola. Gli animali in questo libro parlano, usa-no i piatti per il cibo, stoviglie, tavoli, letti, accendono fuochi, ma il loro mondo rimane una lotta per la sopravvivenza, dura e spietata, come d’altronde è la natura. Sono mossi dalle necessità e dall’istinto, il più forte domina e chi perde deve arrangiarsi. È proprio intuendo la debolezza del figlio che la madre baratta Archy per una gallina e mezzo. Il suo nuovo padrone si chiama Solomon, ed è una vecchia volpe piena di segreti, che vive in cima a una collina. Questi cambiamenti sconvolgeranno la vita di Archy: gli amori rubati, la crudeltà quotidiana del vivere, il tempo presente e quello passato si manifesteranno ai suoi occhi con incredibile forza. Fra terrore e meraviglia, con il passare implacabile delle stagioni e il pungolo di nuovi desideri, si schiuderanno fra le sue zampe misteri e segreti. Archy sarà sempre meno animale, un miracolo silenzioso fra le foreste, un’anomalia.
Recensione:
“Il prima e il dopo non si erano mescolati, uno aveva annullato l’altro annullando la differenza.”
Per la madre ma anche per la società animale. Quei figli, per questa, sono esseri inutili, deboli, obblighi. Un qualcosa che esiste ma che potrebbe non esistere. A maggior ragione dal momento in cui Archy durante un tentativo di caccia verso un nido cade e resta zoppo, è un essere da eliminare. Di cui sbarazzarsi. Da vendere.
Ed è questo che accade. Archy viene venduto a Solomon, la vecchia volpe usuraia al cui servizio vi è già il cane Gioele. Da questo momento la vita della faina cambia completamente. La volpe introduce Archy alla parola di Dio, insegna alla faina a leggere e scrivere, le aprirà nuovi orizzonti su quel che sarà il tempo, il vivere, il futuro.
Accettare se stessi per quel che si è, è possibile? Si può far della propria esistenza non solo un fine ma anche qualcosa in più?
“Questo è il mio ultimo stupido intento: scappare come tutti dall’inevitabile. Semmai Klaus tornerà che dia il mio corpo alla terra, al fiume.
Ed è questo che è per Zannoni Archy, un pretesto, un mezzo con cui invitare il lettore a riflettere e invitarlo a porsi domande sull’esistenza e il vivere. Un modo per invitare a far della propria esistenza qualcosa di più di uno strumento con cui meramente esistere. Ma cosa allontana e avvicina l’uomo dalla bestia?
Tra filosofia e riflessione Zannoni narra della tensione interiore che accompagna Archy ma anche l’essere umano portandolo anche a interrogarsi su quegli istinti più primordiali che sono propri della sua natura.
Tra maestri di vita e perdite, tra istinto animale e ragione, tra teologia e ragionamento filosofico, tra vivere e sopravvivere nel mero bisogno di esistere. Da non perdere.

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