L’autrice conduce il lettore in una piccola realtà fuori dal mondo, pregna di angoscia e segreti, la storia di due sorelle strane quanto il nome con cui la madre le ha battezzate. Un romanzo difficile da includere in una categoria, dai risvolti psicologici inaspettati.
Trama:
Le sorelle adolescenti Luglio e Settembre sono strette da un legame simbiotico forgiato con una promessa di sangue quando erano bambine. Vicine quanto possono esserlo due ragazze nate a dieci mesi di distanza, a volte è difficile stabilire dove finisca l’una e cominci l’altra. Abituate all’isolamento, non hanno mai avuto amici: bastano a se stesse. Ma un pomeriggio a scuola accade qualcosa di indicibile. Qualcosa da cui non si può tornare indietro. Alla disperata ricerca di un nuovo inizio, si trasferiscono con la madre dall’altra parte del paese, sul mare, in una vecchia casa di famiglia semiabbandonata: le luci tremolano, da dietro le pareti provengono strani rumori, dormire sembra impossibile. Malgrado questo inquietante scenario, a poco a poco la vita torna ad assumere una parvenza di normalità: nuove conoscenze, falò sulla spiaggia… Luglio si accorge però che qualcosa sta cambiando, e il vincolo con la sorella inizia ad assumere forme che non riesce a decifrare. Ma cos’è successo quel pomeriggio a scuola che ha cambiato per sempre le loro vite? Ricco di tensione e profondamente commovente, il secondo romanzo della talentuosa Daisy Johnson penetra a fondo nelle zone più oscure dei legami affettivi, raccontando una conturbante storia d’amore e invidia tra sorelle che i fan di Shirley Jackson e Stephen King divoreranno.
Recensione
Luglio e Settembre non sono solo due mesi dell’anno nel seguente contesto, ma i nomi delle due sorelle che conosciamo attraverso questo romanzo dal ritmo sospeso. Un alone di lento mistero apre il sipario su questa storia, lasciando indizi a spizzico fino a condurre verso un finale che sicuramente colpisce in pieno chi lo legge. Di primo acchito le ragazze risultano appunto fuori dal comune, completamente in simbiosi, come fossero una sola giovane ragazza con due identità separate. Avvertono le emozioni, le sofferenze e i dolori una dell’altra, lasciando spesso in disparte la figura dell’unico genitore rimasto. La madre è una scrittrice che carpisce l’ispirazione proprio grazie a quelle figlie nate con poca di distanza, quasi due gemelle. Una donna che il più delle volte si sente un’estranea in mezzo a loro, ai margini, di troppo, e combatte soprattutto contro lo spirito ribelle di Settembre, la figlia più complicata e trascinatrice. Luglio, di cui seguiamo il punto di vista nel romanzo, è spesso succube della sorella. Mi spiego meglio: se Settembre non mangia un tipo cibo, neppure Luglio deve mangiarlo. Se Settembre dice che la sorella si deve fare male, l’altra deve obbedire. Se una vuole guardare la tv o internet, l’altra deve fare lo stesso. Ed è così che passano le loro giornate tra televisione e computer, in una casa che loro chiamano D’accoglienza, lontano dalla civiltà, dove si sono trasferite insieme alla madre in seguito a un avvenimento molto grave capitato a scuola.
Ed è proprio a questo punto che il romanzo si apre, al loro arrivo in questa casa fatiscente che non è estranea alla loro famiglia. La stessa madre ci ha vissuto attimi fondamentali insieme al suo ex compagno, ma il clima angosciante che vi aleggia non rasserena di certo gli animi, anche perché si avvertono rumori strani, internet ha dei problemi e le ragazze non hanno di certo superato ciò che è accaduto. A scuola venivano emarginate e prese di mira, sebbene ci vogliano un bel po’ di capitoli per svelare quanto è successo, fino a un risvolto che comunque lascia spiazzati, soprattutto nelle ultime righe.
Una buona dose di paranormale si unisce a un romanzo sicuramente psicologico e da non perdere il filo, direi scorrevole e comunque abbastanza coinvolgente. Non è poi così impossibile indovinare in che direzione porterà la storia, soprattutto dopo alcuni indizi inequivocabili, ciò non toglie la sorpresa finale. Ne consiglio una lettura attenta e a chi ama spaziare nella narrativa fuori genere.

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