Esistono luoghi che ti riportano indietro nel tempo. Uno di questi è il piccolo borgo di Bacchereto, distante pochi chilometri da Prato e da Firenze. Da qualsiasi lato ci si arrivi, questo piccolo paesello nel comune di Carmignano, adagiato sulle colline del Montalbano, si apre alla vista quasi facendo capolino. Gli occhi sbalordiscono davanti ad uno scenario dominato da verdi boschi e paesaggi rurali in cui sono predominanti oliveti, vigneti e foreste di latifoglie sempreverdi e piante mediterranee.
Il tempo si ferma e si avvolge come fosse una macchina del tempo. In questi luoghi è cresciuto un giovane Leonardo da Vinci, che sovente veniva qui a trovare la nonna che vi abitava. Ancora si ritrovano le vecchie fornaci e le antiche botteghe di ceramisti baccheretani che, in epoca tardo medioevale e rinascimentale, producevano maioliche di straordinaria fattezza con disegni caratteristici quali quello del pennuto con una bacca nera nel becco, cui appunto si ispira il nome Bacchereto.
Non solo per le ceramiche è nota questa terra. Pare che anche la divinità “Bacco” abbia strizzato l’occhio a queste colline baciate dal sole che, fin dall’epoca medicea, sono prosperi madri di produzione di vini esportati all’estero da secoli.
Ed è proprio qui che dal XVI secolo sorge il relais Colline San Biagio, società agricola a conduzione familiare. Oggi è seguita da Gabriele Pocaterra, figlio di Maria Pia (professoressa universitaria che vanta, tra l’altro, cattedre europea J. Monnet in Diritto rurale comunitario ed in Diritto europeo delle biotecnologie) e di Luigi (conosciuto ai più come “il notaio della Rai”, attività che svolge da più di trent’anni). La guida enologica è invece affidata all’esperienza della zia Claudia.
La famiglia ci accoglie con simpatia e calore all’interno della loro tenuta, dove spicca immediatamente l’innata eleganza ed un attenzione maniacale per i dettagli. La colonica nel ‘400 era una casa che faceva parte della tenuta di caccia dei Medici, i quali durante le loro battute si trasferivano a Bacchereto ai piedi del bosco. Un sapiente restauro mostra ancora oggi i mattoni originali e le travi in legno. Testimone di una storia che racconta le sue stesse origini.
Eleganza e tradizione si traspongono nella qualità dei vini che producono. Qualità che nasce dall’intreccio di una sapiente conoscenza del processo produttivo del vino con la qualità di vigneti che si affacciano sul fortunato suolo delle colline baccheretane, composto dalle pregiate pietre alberese e galestro.
E da questi vigneti che nascono il rosso di Carmignano “Vigna Toia”, nome che deriva dalla località “Toia” dove sorgeva la casa della nonna di Leonardo da Vinci; il Sangiovese “Donna Mingarda”, il classico Carmignano DOCG “SanctiBlasii”; il Merlot in Purezza “Quattordicisei” e il caratteristico “Balè”, vino rosato caratterizzato dal sapore fresco e vivace con note floreali di rosa e glicine che si fondono con le note fruttate di fragola, ciliegia.
Quasi mi emoziono quando durante la degustazione ci fanno assaggiare, in anteprima, la loro ultima creazione: il vino bianco “Fusciano“. Prodotto nel 2020 e non ancora in commercio, questo vino è nato dopo 3 anni di studio e di lavoro, ottenuto dalla pressatura lenta di uve Trebbiano e Malvasia, raccolte a mano e appassite secondo tradizione, come viene riportato anche nell’etichetta. Sebbene personalmente preferisca i vini rossi, nel mondo del vino c’è sempre da imparare, ed un solo sorso di Fusciano, stimola tutte le cellule del gusto mandandole in estasi. Con le sue spiccate note di pera, si abbina perfettamente con i fichi di Carmignano. Il notaio Pocaterra, ottimo cuoco, suggerisce l’abbinamento con un risotto ai fegatini e fichi di Carmignano.
Come ama raccontare Luigi, romano di nascita, lui ama Carmignano per scelta, grazia anche alla passione trasmessa dalla moglie Maria Pia, che in queste terre invece ci è nata e le coltiva da generazioni. Vivere tra queste colline è una fortuna, assaggiare i loro vini, invece, è un privilegio (grazie Manola per averci accompagnato).

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