Il romanzo “Sei tu quello che voglio” di Joanna Wylde, edito da Newton Compton Editori fa parte di una serie di romanzi, Reaper’s Series, che hanno come protagonisti i componenti di un clan di motociclisti, appunto i Reaper, e le donne di cui si innamorano.
Molto sesso esplicito, senza passione, almeno io dopo le prime cento pagine mi sono cominciata ad annoiare. Manca di pathos, ironia e neanche quando la protagonista si ribella l’ho trovata credibile.
I protagonisti sono la figlia del capo dei Reaper, Em, che non è molto libera sentimentalmente dato che il padre allontana i pretendenti, spesso in maniera diplomatica sparandogli, e Liam, del clan nemico del padre. Liam è attratto dalla ragazza ma la vuole utilizzare come arma per appianare le divergenze tra i due clan e nel frattempo godere della sua bellezza, ma è costretto a rapirla, ed è comprensibile, a chi non è mai capitato di rapire una persona? Em, dal canto suo, sarà costretta a scappare, sparare a un altro tizio, rubare il portafoglio di Liam, utilizzare la sua carta di credito per comprare biancheria sexy, e, in un momento di totale orgoglio femminile, dare un calcio al centro campo al suo Liam. Si va avanti nella lettura tra discorsi erotici al telefono, altre sparatorie, persone che muoiono, uomini che discutono, bevono birra e guardano porno sino a crollare per poi essere svegliati dal buon odore dei pancake che nel frattempo, le loro donne, dopo aver pulito tutto, cucinano per loro.
Mi sono domandata che lavora svolgano questi motociclisti: hanno furgoni, telefonini, carte di credito, la moto – naturalmente -; le loro donne, se sono indipendenti, posseggono una caffetteria o scappano a studiare lontane dal padre padrone, oppure fanno le cameriere o aspirano a una carriera di nail art. Gli uomini si occupano di affari, che sarebbe quello di rapire persone, pestare la gente e, se sono costretti, uccidere. Non parla tanto di lavoro, ma il sospetto che sia illecito c’è. La cosa che mi ha divertito di più è che questi motociclisti son chiari fin da subito: se un tizio vede una tipa, è sua e non la si tocca. La frase più a effetto? “Ti ho reclamata davanti al mio clan, ora sei di mia proprietà!”. Evviva il femminismo!
In sintesi, credo che sia un libro adatto a una lettura senza ambizioni e senza pretese, utile per passare un paio di ore a leggere qualcosa di piccante. Ho trovato molto maschilismo, donne che fingono di essere indipendenti e, soprattutto, comportamenti criminali. Ho fatto una ricerca e devo dire che non è che si distanzi dalla realtà: fratellanza, onore e rispetto sono alla base di questi clan. Ma confermo: la motocicletta non fa per me!

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