Ispirato a una vicenda realmente accaduta, L’ultimo treno per la libertà è la storia di Truus Wijsmuller (Tante Truus) una donna che anche quando tutto sembra perduto continua a lottare con coraggio contro le ingiustizie per salvare i bambini dall’orrore del regime nazista.
Ma è anche la storia di due ragazzi, Stephan e Žofie-Helene che vogliono vivere la vita nonostante la guerra, che vogliono stare insieme nonostante la “diversità razziale”.
È la storia di come ognuno di noi può fare la differenza, per non dimenticare la natura meravigliosa dell’animo umano.
La struttura narrativa di questo romanzo è davvero interessante. Brevissimi capitoli con tre storie alternate che inizialmente sembrano non avere a che fare nulla l’una con l’altra e che man mano so accostano sino ad amalgamarsi.
La narrazione è costante come un flusso, quasi a rappresentare la lenta costanza con cui il Reich tesseva la sua tela per escludere gli ebrei dalla faccia della Terra, per poi innalzare il ritmo con picchi di pathos quando i nazisti iniziano a mietere il terrore.
I protagonisti si chiedono più volte come sia stato possibile che il loro mondo fosse cambiato così drasticamente, inesorabilmente, quasi senza che il mondo intero se ne rendesse conto.
<<All’inizio dell’anno l’Austria era un paese libero, e il suo leader e il suo popolo erano decisi a rimanere tali>>
Non è stato facile leggerlo perché è tanto “reale”, perché stiamo commettendo lo stesso errore senza (forse) rendercene conto.

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