Si sente tutto il dolore, la miseria e la follia di Auschwitz sin dalle prime pagine di questo romanzo. Nonostante la ben ordita trama thriller da seguire, l’ambientazione è come una ferita sempre aperta, una costante talmente “ingombrante” (in senso positivo) da far rabbrividire.
Hugo Fischer è un uomo combattuto da dei demoni che sono sempre sul punto di sopraffarlo, se da un lato c’è la carriera, dall’altro ci sono le innumerevoli crudeltà su cui deve chiudere gli occhi per continuare ad essere, davanti al mondo intero, un perfetto nazista ligio ai dettami del Fürer.
“In una nazione che con amava le imperfezioni” Hugo deve tener ben a bada la sua condizione fisica provocata da una malattia che agli occhi del Reich è un inghippo in un processo evolutivo che doveva essere invece perfetto, una degenerazione genetica da estirpare. Tutti i passaggi in cui si relaziona ai suoi sintomi mi hanno fatto venire una stretta al petto (per ovvie ragioni) quasi simile a quando leggevo le barbarie del campo di concentramento.
Altra figura fondamentale a livello narrativo e psicologico è il piccolo Gioele, uno dei punti cardine di questa storia, un personaggio intriso di “umano” come solo i bambini possono esserlo.
Cosa fa di una scrittrice una brava scrittrice? Per quanto mi riguarda conta molto l’empatia sprigionata dai personaggi, dall’ambientazione… E qui c’é tutto questo e molto di più.
Ho dovuto prendere più volte fiato prima di proseguire nella lettura
Anche la parte thriller mi è piaciuta molto, perché comunque sino all’ultimo non avevo ben capito chi fosse il colpevole dell’omicidio!
Questo libro, per me, è uno dei migliori letti in questo 2021

Categorie:Gialli & Thriller, Libri, Storico
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