La recensione che andrò a scrivere riguarda il secondo romanzo di Gian Marco Manzo. Classe 1989, si è formato come psicologo e psicoterapeuta ma coltiva la sua passione per la scrittura sin da giovanissimo.
Trama: quante volte la fragilità o la sensibilità sono state considerate dei punti deboli dell’anima se non veri e propri artefici del suo indebolimento. Pertanto la soluzione migliore pare nasconderle, spesso mostrando un sorriso forzato il quale si rivela essere un’ottima maschera da indossare. Anche se alle volte è proprio il dolore che ci permette di fortificarci e di rinascere dalle proprie come una fenice.
“Così fragile che ti si vede il cuore” edito dalla Poetica Edizioni e pubblicato nel 2020 tratta di una raccolta di poesie e dialoghi i quali, attraverso la loro potente carica emotiva, trattano temi molto profondi, sentimenti che l’animo tende a nascondere forse un po’ per vergogna: la sensibilità, la fragilità, il dolore ma anche la malinconia per un amore perduto.
È una raccolta davvero ben fatta; l’autore, grazie a uno stile semplice e a un ritmo dolce, riesce ad emozionare il lettore permettendogli di fare un viaggio interiore verso se stesso.
Il suo messaggio è molto chiaro: non siamo un sorriso da postare su un social ma persone con delle imperfezioni, delle sofferenze e dolori. Non dobbiamo abbracciare il concetto “l’apparenza è tutto” ma semplicemente essere se stessi e soprattutto a non vergognarsi dei propri “difetti” e a chiedere aiuto.
Inoltre l’autore cerca di far comprendere che il dolore non è qualcosa da cui possiamo fuggire ma fa parte della nostra vita; questi episodi di dolore e di sofferenza, queste piccole crepe che caratterizzano la nostra anima come delle cicatrici sono le cose che ci rendono unici.
Lo slogan della raccolta è abbi cura di te, che era anche il titolo del suo romanzo d’esordio pubblicato nel 2019. Con queste poche parole, l’autore cerca di spronare il lettore ad amarsi un po’di più.
a cura di Amando Libri

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