Oggi per la sezione LifeDonna intervistiamo Sara agente della Polizia Locale.
-Da cosa è nata la scelta di far parte delle Polizia Locale:Sin da bambina il mio sogno era di entrare a fare parte dell’Arma dei Carabinieri essendo mio padre carabiniere, però all’epoca le donne non erano ammesse. Così mi sono iscritta all’Università, abbandonando il mio sogno. Durante una pausa dagli studi universitari è uscito un concorso pubblico per agenti di polizia locale nel mio paese, ho provato e l’ho vinto e da allora faccio parte della polizia locale .
-Gli studi e l’addestramento che ha fatto per raggiungere il suo obiettivo:
Ho studiato tanto e ancora studio in quanto sono a tempo determinato, perciò ogni tre anni mi devo preparare per superare il concorso ed è tosta!! Ma l’impegno fino ora mi ha premiato.

-La sua famiglia l’ha sostenuta e incoraggiata in questa sua scelta?
Sì certo, la mia famiglia mi ha sempre incoraggiato e avuto pazienza perché il periodo di preparazione ai concorsi pubblici è molto stressante.
-Perdurano i classici stereotipi verso una donna in uniforme?
Purtroppo sì, certe cose si imparano fino da piccoli. Si impara da ragazze e poi anche da adulte che si sarà giudicate per il proprio aspetto fisico invece che per le proprie capacità. Si ritiene che una donna abbia propensione al lavoro domestico, alle professioni “femminili”, in poche parole nessuno si stupirà se una donna decide di sposarsi e fare la casalinga; mentre in molti lo faranno se un uomo decide di sposarsi e fare il casalingo. Purtroppo non si è capito che con la parità di genere porterebbe benefici a tutti

-Negli ultimi anni sono aumentati i casi di femminicidio; quali passi si possono indicare per uscire da questo tunnel e come possiamo aiutare queste donne che il più delle volte non trovano il coraggio di alzare la testa:
Servono gli strumenti sociali, economici e culturali per riconoscerla, prevenirla e sconfiggerla, fin da bambini. Ma prima di tutto serve uno Stato che prenda piena coscienza del fenomeno, invece di restare fermi alla la retorica di “mamme, figlie e mogli”. Servono centri antiviolenza.
Life Factory Magazine la ringrazia del tempo dedicato.
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