In questi tempi un po’ folli, dove in molti perdono speranza e ragione, volevo parlarvi di una donna che in un periodo storico ben diverso dal nostro è stata potente, una donna che ha fatto la storia della moda ben prima delle oggi conosciute Anna Wintour, direttrice Vogue America, o della super seguita Chiara Ferragni.
Diana Vreeland: giornalista, redattrice, moglie e mamma.
Non uso quest’ordine a caso, perché come lei stessa scrive nella sua biografia, in molti dimenticavano o quasi non credevano che lei potesse avere una famiglia dato il suo successo nel mondo lavorativo.
Nata nel 1903 e di origine francese, ha vissuto la sua vita viaggiando tra Londra, Parigi e New York; era considerata, e lo è tutt’ora, un’icona di stile e una delle personalità più influenti della moda di tutti gli anni ‘60 e non solo.

Nel 1937 iniziò la sua carriera da giornalista quasi per scherzo, nella rivista Harper’s Bazaar, successivamente diventò redattrice capo della grande Bibbia Vogue America.
Tra i suoi vari riconoscimenti, nel 1965 venne inserita nella Hall of Fame della “lista internazionale delle donne meglio vestite”.
Per concludere il breve escursus sulla sua carriera, dopo aver lasciato le redini della rivista Vogue divenne consulente tecnico del costume del Metropolitan Museum of Art, organizzando alcune delle più belle mostre che si siano mai viste.

Il motivo per cui ho deciso di scrivere della Vreeland è perché era una donna splendidamente bruttina, estremamente magra, con un naso piuttosto imponente, complessivamente disarmonica. Una donna “normale”.
Ho letto molto su di lei, compresa la sua biografia “D.V” ed ho capito oltre che amato, che la sua forza visionaria è stata l’aver fatto di se stessa un manifesto, aveva minuziosamente studiato la sua eccentricità per mettere in risalto anche i suoi difetti, la sua disarmonia; in alcuni casi nelle scelte dei suoi outfit sceglieva addirittura di far trionfare i suoi difetti.


Diana Vreeland ha fatto la storia della moda inducendo le donne ad OSARE, si è mostrata per la donna che era senza volersi cambiare ed è questo che l’ha resa una delle donne che ancora oggi vengono ricordate come i pilastri della storia della moda.
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