Salvatore Basile: Con Garzanti mi sono sentito a casa

Buongiorno lettori, oggi sono veramente felice perché ho il piacere di intervistare un artista (scrittore, sceneggiatore e regista) che ammiro molto sia per le sue qualità lavorative che per quello che riguarda il suo modo modesto e semplice che lo contraddistingue, e personalmente ritengo che sia una bellissima e rara qualità.

Andiamo subito a conoscere Salvatore Basile!

Vuoi raccontarci com’è iniziato il tuo percorso nel mondo della scrittura?

Il percorso nel mondo della scrittura comincia sempre dalla lettura, credo. E devo dire di essere sempre stato un lettore bulimico, da quando avevo una decina d’anni in poi. A periodi, dall’adolescenza in poi, mi ritrovavo a scrivere qualche pagina tentando racconti e anche poesie. Ma tutto rimaneva incompiuto, sospeso. Poi, dopo i trent’anni, quando già lavoravo come impiegato, è scattata una molla che mi ha spinto a scrivere davvero, a dare le dimissioni dal lavoro sicuro e… tentare il salto senza rete nel mondo della sceneggiatura. Da quel momento è iniziato il percorso vero, fatto di impegno quotidiano, studio, approfondimento e scrittura senza soste. Poi, nel 2015, dopo ormai quasi 25 anni di sceneggiature, ho sentito il richiamo del romanzo, di una scrittura diversa e solitaria ma, soprattutto, completamente libera. Avevo una storia che mi “frullava” in mente da molto tempo e mi sono lanciato a scriverla, quasi all’improvviso. La fortuna mi ha dato una mano davvero considerevole, perché ho conosciuto, grazie al mio agente di spettacolo, quella che sarebbe diventata la mia gente letteraria. Le ho fatto leggere le prime 30 pagine e ne è stata immediatamente entusiasta, spingendomi a terminare il romanzo. Tra una sceneggiatura e l’altro, ho terminato di scriverlo in 9 mesi, proprio come una gestazione. È nato così Lo strano viaggio di un oggetto smarrito. Il primogenito.

Ecco, parliamo appunto del tuo primogenito. L’ho amato per la sua originalità e da quello che ho letto mi sembra di aver capito che è stato molto conteso tra le varie case editrici, tanto da far partire un’asta. Mi piacere sapere da te tutti i dettagli e soprattutto l’emozione che hai provato.

Rispondere a questa domanda è un po’ come proseguire la risposta precedente. E allora devo confessare che è stata per me un’emozione indimenticabile. La mia agente letteraria ha fatto un grande lavoro, ha spedito il romanzo a molte case editrici e, una mattina di giugno, mi è arrivata una sua telefonata nella quale mi annunciava che c’erano ben sette proposte di pubblicazione da parte di case editrici di tutto rispetto. Praticamente un sogno. E ho temuto davvero di sognare, non riuscivo a crederci, anche perché, quando ho iniziato a scrivere “Lo strano viaggio”, riuscire a pubblicarlo era soltanto una pallida speranza. Mi sentivo (e mi sento) forte nel campo della sceneggiatura (dopo 25 anni è inevitabile), ma sul terreno del romanzo ero e sono tutt’ora alle prime armi, pieno di insicurezze e dubbi. Da quel momento, comunque, il sogno è diventato realtà. Ho avuto il piacere di parlare con i responsabili delle case editrici e, soprattutto, la responsabilità e l’ebbrezza di poter scegliere da chi essere pubblicato. Con Garzanti è scattato un colpo di fulmine, mi sono sentito a casa. Dopo meno di un anno, avevo il libro tra le mani. Mi sento ancora un miracolato.

“No, il fatto che sei proprio bravo e non miracolato!” Aggiungo io.

 Ricordo male che doveva diventare un film? È uscito?

La Mad Entertaiment ha acquistato i diritti del libro. I tempi solo lunghi, ma tutto mi lascia sperare che verso fine anno si comincerà, finalmente, a lavorare alla sceneggiatura. Ho scelto di non scriverla: so per esperienza quanto si debba stravolgere un romanzo per portarlo sullo schermo e per me sarebbe come operare un figlio. Preferisco siano altri sceneggiatori a farlo. Vedremo…

Sei anche uno sceneggiatore, un regista e so che hai ideato delle fiction di successo, quali? Puoi raccontarci come si svolge la tua quotidianità quando sei alle prese con questo mondo fatto di attori e riflettori?

Di fiction nel ho ideate molte, dal Restauratore a Un passo da cielo, dal Giudice Mastrangelo a Una pallottola nel cuore. Ne ho scritte una quarantina, tutte andate in onda. Ne ho molte nel cuore: Ultimo, La cittadella, San Pietro, L’uomo sbagliato, I fantasmi di Portopalo, il Sindaco Pescatore… e tante altre. Inoltre, è vero: per quasi 4 anni ho fatto il regista, girando proprio alcuni episodi del Restauratore e di Un passo dal cielo, oltre a L’uomo che cavalcava nel buio e gli episodi finali di don Matteo 8. È stata una bellissima esperienza che mi è servita anche e soprattutto a migliorare come sceneggiatore: quando giri riesci a capire molto meglio gli errori da evitare in sceneggiatura. Il mondo fatto di attori e riflettori è un mondo di fatica, quando ci sei dentro a sfacchinare. Il ricordo più bello è quell’atmosfera di complicità e di collaborazione che si instaura con tutti i componenti della troupe. La capacità di sacrificio di tutti, dall’attore protagonista fino agli assistenti alla regia per condurre in porto il film che diventa, in quei lunghi mesi, la cosa più importante al mondo. E poi le risate nei momenti di pausa. Come ragazzini a scuola.

Ho letto “La leggenda del ragazzo che credeva nel mare” in viaggio verso Napoli e a differenza del precedente in cui ho apprezzato la trama, in questo ho trovato un Salvatore Basile molto poetico. Credo di aver sottolineato mezzo libro per le splendide frasi da ricordare!  In questo romanzo racconti il viaggio di un ragazzo alla ricerca delle sue origini. Com’è nata questa idea e quanto è importante per te la famiglia?

Grazie per gli apprezzamenti, intanto. L’idea è nata… dal finale: l’immagine di un padre e di un figlio che si tuffano insieme in mare da una rupe, dopo essere stati lontani da sempre. Tutto il resto è nato scrivendo, andando a vedere, giorno dopo giorno, cosa sarebbe accaduto sulla pagina vuota, dove mi avrebbe portato quel processo miracoloso che è la scrittura in solitaria. La famiglia, per rispondere all’ultima parte della domanda, è molto importante, non sono io a doverlo dire. Nello stesso tempo, pur avendo una famiglia meravigliosa, credo che, alla fine, la vera famiglia per ciascuno di noi sia quell’insieme di persone che incontriamo durante il cammino e delle quali sentiamo di non poter fare a meno. Le persone che senti affini, alle quali non devi spiegare come sei fatto, perché lo capiscono e ti accettano, difetti compresi.

Quali sono i prossimi progetti lavorativi? Stai scrivendo un nuovo romanzo?

Insieme ad altri sceneggiatori, ho terminato lo scorso anno la sceneggiatura del Commissario Ricciardi e di una serie poliziesca intitolata “Gli orologi del Diavolo”. Da pochi giorni, ho terminato un’altra serie prettamente action che è “La fuggitiva” e sarà presto sul set. Non vedo l’ora che saranno trasmesse. Il nuovo anno è iniziato con un film natalizio che sto attualmente sceneggiando e… c’è altro in ballo a cui tengo moltissimo ma, per pura scaramanzia, evito di annunciare prima dell’ufficialità. Oltre a questo, sì: sto scrivendo il terzo romanzo e conto di terminarlo entro l’estate. Se il cuore e la testa reggono…

Grazie di cuore per la tua disponibilità.

A presto, Federica D.

4 pensieri su “Salvatore Basile: Con Garzanti mi sono sentito a casa

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.