Una città sull’orlo di una guerra civile, una società allo sbando e una ragazza che vorrebbe annullarsi. Potrei descrivere il romanzo di Laura Bonaiuti con queste semplici informazioni, ma non potete capire l’impatto emotivo che suscita, se non lo avete mai letto.
Sinossi: A Lako tutti hanno tutto ancora prima di chiedersi se ne hanno bisogno. Grace, Lumi, Michael, Zac, Marissa sono adolescenti alla ricerca di qualcosa che dia loro un senso: è una generazione ingabbiata in un eterno presente. Ma qualcosa si muove, il Freedom is a State of Mind è un nuovo Partito che si ribella al consumismo in cui sono cresciuti. Ci saranno scontri con la polizia, ci saranno morti. Grace, però, è diversa dagli altri, si sente fuori posto ovunque, anche tra una folla di coetanei, e conosce il potere delle parole. È lei a raccontare come in presa diretta: dell’alcool e delle droghe prese con leggerezza, dell’amore che diventa violento, dell’amicizia che si complica, di genitori assenti e di una sorella dai capelli blu scomparsa da casa. Della vita, come appare nel momento in cui la si scopre per la prima volta. Un libro allegro e sorprendente che racconta di come le difficoltà si superino insieme agli altri.
“Non c’è posto per me”, un titolo che rende bene l’idea, ci inghiotte nella caotica città di Lako, un luogo in cui la movida e il traffico non dormono mai, dove ricchezza spropositata e povertà assoluta convivono e si scontrano, come le classi politiche prossime a delle combattive elezioni. Futurismo? Non poi così tanto, tematiche sul consumismo, lo sbando e l’immigrazione incontrollata sono attualissime.
I ragazzi di Lako tendono a suddividersi in gruppetti, i più ricchi non hanno inibizioni, ottengono persino ciò di cui non hanno necessità e potrebbero comprarsi ninnoli tecnologici ogni giorno. Trascorrono le serate a stordirsi con droga e alcol e i genitori pare non accorgersene. Tra questa marea di persone vi è Grace e il suo gruppo di amici: tra alcuni di loro vi sono legami di amicizia e di amore superficiali, difficoltà nel carpire i sentimenti, sebbene la ragazza sia quella che risulta più “umana” .
Grace infatti, che soffre la lontananza della sorella scomparsa per incompatibilità verso la famiglia di origine, si rende conto che intorno a lei c’è qualcosa che non quadra, non si sente né carne né pesce e vorrebbe annullare ciò che è e trovare un posto in cui sentirsi protetta e libera, soprattutto quando il partito Freedom is a State of Mind si arma alla vigilia delle elezioni. Questo gruppo politico si può definire integralista e lotta per liberare Lako dalla babilonia che è diventata, e uno dei migliori amici di Grace ne prenderà parte, destando in lei sempre maggiore angoscia e incertezza.
L’autrice ha creato un mondo claustrofobico talmente bene, da essere pervasi da quella sensazione di angoscia scaturita tra le pagine, riesce a far immedesimare il lettore nella protagonista in una storia dissacrante e senza via d’uscita. Quando ho terminato la lettura mi sono come destata da un sogno, la scrittura è scorrevole e lo stile molto piacevole. È un libro che consiglio, seppur il finale sia pessimista e lasci in sospeso molta carne al fuoco.
Giudizio 4,5/5
Genere: Narrativa
Edito: Giunti
Pagine: 224
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