Fiocchi rosa e azzurri molto speciali

Molti di noi hanno piccoli animali di compagnia in casa e se, sovente, la sterilizzazione è la strada scelta da molti e consigliata dai veterinari, l’arrivo dei cuccioli porta con sé quei sentimenti di ansia e gioia così ben descritti e disegnati da Walt Disney, nel film d’animazione  «La carica dei 101».

Piccoli esseri palpitanti, con gli occhi ancora chiusi, che inteneriscono il cuore anche dei più duri e inducono comportamenti inimmaginabili, segnando la linea di demarcazione tra il prima e il dopo il loro arrivo.

Attimi di affettuosità e apprensione, che molti rivelano di non aver provato nemmeno per i propri figli, immortalando ogni singolo momento di questa natività, che viene debitamente condiviso sui social, in un tripudio di «Wow» e cuoricini. E non sono solo le donne a farlo…

Solitamente questi fiocchi rosa e azzurri, a pelo, penne, piume e scaglie appartengono ai PET, o animali d’affezione come cani e gatti, o ai N.E.C., i nuovi animali da compagnia, come conigli, furetti, pesci tropicali decorativi, anfibi e rettili, roditori e gli uccelli con l’eccezione di alcuni volatili protetti. Animali solitamente di piccola taglia che dividono il nostro appartamento o, i più fortunati, anche giardini e vita all’aria aperta.

Un quotidiano emozionale ed empatico che, oggi giorno, è diventato un complesso e molto redditizio universo commerciale con tanto di strategie di marketing.

In pochi, tuttavia, sono quelli che oggi possono ancora vivere l’emozione di vedere un puledro venire al mondo. I cavalli, che hanno fatto la storia dell’uomo, tracciandone inesorabilmente il destino, sono stati allontanati da tende, capanne e quotidianità per essere relegati a micro-spazi che ben poco rispettano le sue esigenze naturali, assecondando invece criteri allevatoriali, commerciali e di divertimento.

Sin da bambina ho avuto, invece, il privilegio di assistere, seduta su una sedia a sdraio e avvolta in una pesante coperta come gli indiani d’America nei loro Tepee, a quelle ultime notti che precedono il parto di un equino, la cui gravidanza dura ben 11 mesi, settimana più o settimana meno, e regala un solo erede. Un puledro che non ha quei caratteristici cuscinetti morbidi, denominati anche gommini, che aureolati da unghie retrattili o no, fanno della poppata un sublime atto d’amore e di tenerezza.

Sono quattro piccoli zoccoli dalla suola ricoperta di collagene che scompare dopo i prima buffi tentativi di mettersi in piedi, perché dalla rapida capacità di muoversi entro poche ore dalla nascita dipende la sua sopravvivenza,  programmata per resistere allo stile di vita nomade. Quattro impronte che lasciano un segno indelebile nell’anima di chi ha scelto il cavallo come compagno di vita e di percorso. Quattro pilastri traballanti che gli consentono di bere il colostro, supporto immunitario fondamentale, per poi trasformarsi in quelle ali ai piedi che gli permettono, e a noi con lui, di assaporare il vento fresco della libertà al gran galoppo.

Articolo a cura di Gabriella Incisa di Camerana

 

 

 

 

 

 

 

 



Categorie:Curiosità, Sapere

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