Questo racconto ha inizio nel 1927, con il regime fascista di Mussolini, quando i Consorzi dell’Opera Nazionale Combattenti iniziano il prosciugamento delle paludi pontine per iniziare la colonizzazione.
Sinossi: Agro Pontino, Lazio: la storia dei Bengasi, una famiglia che attraversa il ‘900 italiano nei ricordi di una donna; memorie che sono come l’acqua, ricordi in cui si specchiano tante generazioni, diverse nello spirito e spesso divise con asprezza da interessi opposti e differenti visioni del mondo. Il fiume della memoria, il mare dei pensieri, oceani di lontananze e di nuove, inaspettate vicinanze. Acqua che ribolle e che rischia di tracimare e distruggere i frutti della fatica quotidiana. Alla fine di tutto, però, c’è il tempo, l’unica cosa che resiste e che con il suo scorrere placa e ripulisce anche le paure più grandi.
Protagonista del romanzo è la famiglia Bengasi, la quale si trasferisce dal ferrarese nell’Agro pontino. Sul vecchio camioncino ci sono Mario, la moglie Angela e i loro 5 figli. Col passare degli anni la famiglia si allarga, i figli si sposano, ma poco dopo Mario si ritrova a essere l’unico uomo della famiglia, in quanto i suoi due figli maschi sono stati chiamati in guerra. Mario è il punto di riferimento di tutti, anche della piccolo Disola. In ogni famiglia, ci sono: invidia, gelosia, conflittualità, ma anche aspetti più semplici e umani come la difficoltà di non avere una casa più grande o combattere contro la malaria portata dalla famigerata zanzara anofele.
Tutto questo viene raccontato da Disola, ormai cresciuta, che ha combattuto per studiare e per l’amore della propria famiglia. Una ragazza coraggiosa, diventata ormai donna.
Un libro bello, profondo e fa pensare tanto. L’unica cosa che forse avrei evitato, sono i tanti personaggi. Ciò, però, non toglie che sono ben incastrati tra loro. Purtroppo è un romanzo di nicchia, quindi lo consiglio a chi lettore a cui piace il romanzo storico.
Giudizio: 4/5
Dati:
Genere: Storico
Edito: Caravaggio Editore
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