Michele La Ginestra: mi sento romano anche nell’anima.

Oggi nel nostro appuntamento settimanale VI FACCIO CONOSCERE: Michele La Ginestra @michelelaginestra_official

Ho avuto il grandissimo piacere di intervistare un Artista unico, un attore affascinante e sincero ma soprattutto una persona straordinaria.
Con il sorriso e la sua gioia Michele riesce a parlare dritto al cuore della gente e fa centro!! Perche in ogni suo progetto ci mette tutta l’anima.

Qual è la tua storia Michele, parlami di te, raccontami, qual è stato il tuo percorso?

Allora io sono Michele La Ginestra di Roma, rappresentante della romanità perché avendo indossato i panni di Rugantino mi sento romano anche nell’anima.
Ho iniziato prendendola un po’ alla larga.
Da principio ho studiato legge, mi sono laureato e sono diventato addirittura avvocato. Avevo, però, la passione per il teatro, che mi deriva dal fatto di aver frequentato il palcoscenico sin da quando avevo 16 anni.

Sono un ‘compagnuccio’ della parrocchia, frequentavo il teatro dell’oratorio e questa cosa mi ha permesso di fare il regista, di scrivere, di dirigere le scene senza nessuno che mi giudicasse; l’oratorio è un un po’ un modo di stare insieme diverso, senza retropensieri, in cui sei libero di manifestarti.
Mi ha dato la possibilità di esprimere la mia passione, facevo parte di una piccola compagnia amatoriale che mi ha permesso di diventare più esperto,
Da sempre ho giocato al gioco del teatro e l’ho sempre fatto senza farmi dire niente dai miei, perché mi ero laureato e lavoravo. Facevo l’avvocato, la pratica per esercitare la professione e la sera lavoravo a teatro e andavo a mangiare con i miei amici.

Fino a che non ho vinto il provino per condurre ‘Solletico la TV dei ragazzi’ su Rai Uno e ho lasciato tutto.

Nel frattempo avevo aperto il Teatro 7 che è il mio “terzo” figlio. L’ho creato proprio nel salone dove c’era l’oratorio parrocchiale; quando abbiamo aperto il teatro avevo 25 anni.
Abbiamo chiuso questo teatro e l’abbiamo controsoffittato tutto, facendo tante belle cose per farlo sembrare un Teatro vero! Quando ho cominciato a frequentare altri teatri, ed avere la stagione che mi vedeva protagonista sempre in giro, un mese da una parte e un mese da un’altra, ho chiesto al sacerdote di poter fare degli spettacoli nel nostro teatro.

Creando un progetto comune per i ragazzi, dando la possibilità di conoscere meglio loro stessi e di non farli stare in mezzo alla strada.
Lui mi ha ascoltato, ha capito la forza che poteva avere un teatro come strumento educativo e da quel momento mi è cambiata la vita. L’idea è è andata bene perché non ci siamo mai mai fermati ed è diventata una realtà importante.
Quindi ho lasciato pure la professione di avvocato ed avevo 33 anni ..in tarda età, non è stato un caso! Sono tutte cose che capitano, in un percorso abbastanza scritto.
Se tu capisci qual è la tua strada non è detto che poi tu lungo questa strada, anche se giusta, non riesca a perderti. Ma devi ritornare a trovare la strada maestra.
È questo il percorso da fare perché tu possa avere la massima soddisfazione da ciò che stai facendo. Infatti ognuno di noi ha un talento da sviluppare ma per svilupparlo devi adoperarti.
Tante volte accade che si ha paura di sperperare questo Talento e lo nascondiamo sotto un tappeto o tante volte non lo sfruttiamo. Ma la vita ti dice che dagli errori si impara. Ed è la vita stessa a dirci guarda che stai sbagliando.

Qual è il tuo talento, la cosa più bella che le ha regalato Dio?

Quello di poter comunicare e parlare con gli altri e coinvolgerli in discorsi anche importanti. Infatti se hai la capacità di far ridere, sorridere, di far star bene le persone, attraverso questo meccanismo tu riesci poi a parlare anche di cose che sono più complicate.  Questo è un dato di fatto.
La vita mi ha portato a scoprire che anche gli argomenti più difficili tu li puoi affrontare, se riesci a creare un clima di fiducia. Ecco il mio talento penso sia proprio quello. Di andare su un palco e riuscire a parlare anche di argomenti importanti perché hai il giusto modo per farlo apprezzare agli altri.
Perché, e lo dico da credente, tu diventi strumento per far sì che qualcosa accada. Nel senso che tu non sei uno che sta lì per caso, ma tu ci devi stare, lo devi fare e quando accade che ti distrai e magari lo fai ‘tanto per campare’ o per una soddisfazione personale o economica e dimentichi quello che è il tuo percorso naturale, ti ritrovi poi spesso in un vicolo cieco!

Cosa rappresenta per te l’arte e la bellezza e quanto conta nel tuo lavoro?

Io penso che ognuno di noi sia una manifestazione di Arte e bellezza.
Magari noi confondiamo la bellezza estetica con la bellezza che invece deve contraddistinguere ogni essere umano e spesso e volentieri non ne siamo consapevoli o non riusciamo a tirarla fuori.

Un’ opera d’arte prima di essere un’opera d’arte o una scultura, è un pezzo di marmo o un pezzo di legno, dal quale noi dobbiamo togliere il superfluo.
Ecco, anche noi dobbiamo togliere il superfluo da noi stessi e cercare di esprimerci e sicuramente, attraverso l’espressione noi riusciamo a comunicare agli altri qualcosa che gli altri non hanno.
C’è una bellissima frase di Paolo VI quando parlava agli artisti. Lui diceva: ‘voi dovete attraverso la bellezza della vostra arte riuscire ad illuminare i cuori dell’umanità’;
cioè noi artisti siamo chiamati ad andare oltre la quotidianità.
Bisogna andare oltre la quotidianità e attraverso l’arte Illuminare i cuori delle persone, perché attraverso la bellezza noi riusciamo a illuminare il mondo che viviamo.

Ecco perché l’artista è necessario. Perché è un portatore di bellezza. Sia una scultura una musica, un quadro, un teatro, una danza.

Noi abbiamo questa fortuna di poter comunicare la bellezza agli altri.
La bellezza è necessaria, perché la bellezza colpisce senza nessun ragionamento; arriva al cuore delle persone. Infatti quando tu vedi una cosa bella non ti metti a ragionare se è bella o se è brutta, pure se non l’hai capita.
Allo stesso modo se tu vedi un dipinto e a prescindere se lo capisci, se ti colpisce ti colpisce, ti fa volare con la fantasia, ti fa andare oltre la quotidianità e ti dà quella sensazione che ti può dare un paesaggio stupendo, un tramonto.
Quella sensazione di benessere, di cui l’uomo ha bisogno e che ti porterai sempre appresso.
Ecco perché è necessario che uno esprima la propria arte. Ma uno può esprimere la propria bellezza anche facendo il barista, dietro un bancone del bar. Perché se sorridi alla gente, tu puoi far iniziare la giornata in maniera diversa e renderla bella, avendo una parola giusta nei confronti del cliente.
Se, ad esempio, sei un professore e riesci a donare all’alunno la gioia di sapere allora tu hai fatto un’opera d’arte.
Ognuno di noi ha una grandissima bellezza interiore da regalare agli altri.
Ognuno ha qualcosa da donare e in questo scambio noi ci arricchiamo!!

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Era quello di fare quello che sto facendo. L’ho realizzato!
Mi piacerebbe continuare così per tutta la vita e fare ciò che amo fare, migliorando sempre la metodologia di espressione, cercando di crescere.
Io penso di aver imboccato la giusta strada.
Cioè sono una persona contenta di quello che fa e lo voglio continuare a fare, non per una mera soddisfazione personale, bensì perché chiamato a far parte di un disegno più ampio. Uno strumento di qualcuno che ti chiama ad essere qualcosa di più grande.


Grazie di cuore Michele perché non pensavo di poter ascoltare queste parole.

Voi cosa ne pensate?
Scrivetelo qui
(Mi piace ascoltare le vostre critiche o apprezzamenti per poterci confrontare)

Al prossimo Artista

Valeria
Art Promoter



Categorie:Cinema, interviste

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